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LBA – Paolo Moretti “Europa premio per la Fortitudo Bologna, attenzione al doppio impegno”

LBA - Paolo Moretti "Europa premio per la Fortitudo Bologna, attenzione al doppio impegno"

Doppio ex di Virtus e Fortitudo Bologna, Paolo Moretti ha partecipato alla trasmissione Possesso Alternato, in onda su Radio 108 Basket, insieme al figlio Davide. Tanti argomenti e tanti ricordi sa da giocatore che da tecnico. Ecco la sintesi delle sue parole.
 

“Come tutti, sto vedendo The Last Dance. Sono stato compagno di Bill Wennington alla Virtus Bologna per due stagioni. Era uno determinante per noi ma che sicuramente ci stava anche a quel livello, anche se come come comprimario, grazie alla sua intelligenza in campo e alla capacità di capire quale fosse il suo ruolo all’interno di una squadra di mostri come quella”.

“Negli anni in cui giocavo a Bologna la rivalità tra Virtus e Fortitudo era forse ancora più sentita che oggi, in particolare perché c’erano giocatori che si legavano di più alle società. Io, per via di amicizie con persone che in realtà non avevano a che fare con la pallacanestro, facevo parte di quello che venne ribattezzato il Club degli Orfani, con Nino Pellacani e Jack Zatti tra gli altri. Era formato da giocatori di Virtus e Fortitudo. Si usciva il lunedì sera, in un’osteria di Bologna, si faceva serata, ci si prendeva in giro tra giocatori. Noi la vivevamo con grande goliardia, ma da fuori, specie per chi in quegli anni il Derby lo sentiva molto, non era sempre percepita in maniera positiva”.

“Nel 95/96 avevamo una squadra molto forte, con Komazec e Wooldridge che l’anno prima erano arrivati primo e secondo nella classifica marcatori. Ma non ci fu mai chimica in spogliatoio. Basti pensare che ai playoff di Eurolega contro il Real Madrid perdemmo con Arlaukas che segnò sessanta punti in una sola partita”.

“Nella stagione 1994/95 giocai un bel derby in assenza di Danilovic. Quella era, però una Virtus che aveva tanto talento offensivo, quindi qualche tiro in più di ciascuno e siamo arrivati ad ovviare all’assenza di Sasha. Poi chiaramente feci una bella partita, esaltato anche dall’ambiente che si crea in queste partite”.

“Ho allenato per la prima volta in serie A a 35 anni, ma non ho mai avuto difficoltà nei rapporti tra uomini, prima ancora che tra giocatori. Il grande problema è il distacco dal campo alla panchina, ci vuole del tempo per entrare nel ruolo. L’altra grande difficoltà è non avere avuto un maestro che mi trasmettesse gli insegnamenti su come stare in panchina. Ho dovuto arrivarci piano, piano con l’esperienza”.

“Per il futuro vedrei bene un blocco delle retrocessioni per un paio d’anni e una lega di squadre che però devono sottostare a determinati parametri per accedere alla serie A: capienza dell’impianto, numero abbonati, settore giovanile. Se detieni il diritto sportivo, ma non hai questi parametri non puoi partecipare”.

“La Fortitudo può andare fiera della qualificazione alla Champions League, anche se post Covid. Un giusto premio promozione, questa bella parte di stagione, la qualificazione e il superamento dei quarti in Coppa Italia, anche se metto un asterisco: il doppio impegno può essere un rischio, occorre programmarlo bene, altrimenti si rischia di fare male in entrambe le manifestazioni”.

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