Pietro Aradori ha regalato alla Fortitudo Bologna un taglio superiore al 20% del proprio stipendio concordato. “Ho fatto questa scelta – ha spiegato il giocatore – perché siamo in una situazione più grande di noi e che va oltre il mondo dello sport.
Le difficoltà colpiscono tutti i campi della vita e mi sembrava giusto andare incontro alla società, anche perché l’estate scorsa ero io ad essere in una condizione non facile e la Fortitudo mi ha immediatamente accolto a braccia aperte.
Sono cose che non si possono dimenticare e alla prima occasione importante era giusto ricordarsene.”
Tornare in campo, paura? “No. La pallacanestro mi manca molto, al momento riesco solo a tenermi in forma, ma allenarsi è un’altra cosa. C’è bisogno di una struttura e non basta il lavoro individuale ma ci vogliono i compagni con cui stare in campo perché il basket è uno sport di squadra vero.
Non credo che la Fortitudo mi richiamerebbe a Bologna se non ci fossero le sicurezze necessarie per evitare il contagio. Certo d’ora in poi tutte le condizioni igieniche avranno una maggiore importanza”.
Rammarico. A nessuno piace lasciare le cose a metà. Scontato dire che avrei voluto giocare il derby di ritorno, mi sarebbe anche piaciuto provare a raggiungere i playoff, perché credo che la fortitudo se li sarebbe meritati per quello che ha fatto vedere nella prima parte di campionato.”