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LBA – Dinamo Sassari, intervista a Edoardo Casalone e Giorgio Gerosa

LBA - Dinamo Sassari, intervista a Edoardo Casalone e Giorgio Gerosa

Due anni sulla panchina sassarese nei panni di assistant di Vincenzo Esposito prima e Gianmarco Pozzecco poi: Edoardo Casalone e Giorgio Gerosa sono due pedine fondamentali dello staff biancoblu. Ieri sera, in diretta su Dinamo Tv, i due assistant hanno chiacchierato di campionato, lockdown, pallacanestro e mondo Dinamo dentro e fuori dal campo.

Inevitabile partire dal momento attuale, e chiedere loro come stiano vivendo questo periodo di stop: “Stiamo bene _ha esordito Gerry_ il lockdown a parte il cambiamento di abitudini è andato bene. Ho condiviso la quarantena con la mia fidanzata e non ero solo, il tempo a disposizione l’ho sfruttato per riguardare la stagione conclusa e altre partite per proiettarci sul futuro e il prossimo anno sportivo”.

“Il tutto si è svolto con grande serenità _ha proseguito Edoardo_, siamo stati aiutati per le faccende urgenti dalla società e dalla città quando eravamo in quarantena fiduciaria. Questi momenti si sfruttano per studiare le partite, il cercare nuovi giocatori per la prossima stagione, clinic online per allenatori, come categoria abbiamo fatto molti aggiornamenti”. L’assistant originario di Casale Monferrato ha anche tenuto una serie di clinic:

“Ho fatto tre clinic sulla difesa, sono contento perchè ci è stata riconosciuta a livello societario la capacità di mettere insieme giocatori dal punto di vista difensivo, una sorta di marchio di fabbrica Dinamo. Ci hanno chiesto di parlarne agli altri, questo lavoro di gruppo ha fruttato e sono contento di aver potuto partecipare a questa formazione che permette sempre di crescere e migliorarsi”.

Qual è il segreto per un buon lavoro di squadra, come quello dello staff tecnico biancoblu?

Giorgio: “Principalmente anche se non voglio fare il filosofo credo che, come in tutte le relazioni, la fiducia sia la prima cosa. La nostra chiave è che siamo sempre stati onesti tra di noi e coesi, è normale che ci possano essere momenti di scontro perché non si è d’accordo sulla stessa scelta ma la cosa importante è il rispetto delle scelte e delle decisioni prese. Una delle chiavi del nostro affiatamento come staff è questo, sicuramente Pozzecco è molto bravo a tenere forte questo legame e coinvolgerci tutti nella stessa maniera con ambiti differenti. Ho sempre sostenuto che all’interno di uno staff ci siano teste diverse, bisogna sempre cercare di capire cosa qualcuno può dare agli altri, secondo me all’interno dello staff la divisione dei compiti è ben strutturata e condivisa e questo aiuta giorno dopo giorno a lavorare meglio”.

Edoardo: “Sono d’accordo con Gerry, voglio sottolineare che Poz è bravo ed il merito suo è tanto… Vuole che lo staff e la squadra stiano bene, tutti i pensieri negativi vengono eliminati e proviamo a divertirci lavorando per avere un’energia maggiore. Uno staff migliora con le idee e i modi diversi di vedere la pallacanestro, unire queste mentalità aiuta ad avere un’idea più forte. Il confronto schietto e sincero permette a tutti di lavorare in maniera tranquilla e serena, è un mix tra come si lavora serenamente con lo staff e la società e come viene svolto il lavoro, in un clima di fiducia e rispetto”.

Quanto conta la passione nel fare il proprio lavoro?

“ Ci sono un sacco di momenti, questo lavoro ti porta a godere delle vittorie, non parlo solo di coppe alzate ma anche obiettivi personali raggiunti _spiega Edo_. Penso alla soddisfazione di aver ottenuto la vittoria ma anche un giocatore che si sblocca o fa un canestro importante. Penso ci debba essere grande disponibilità e grande passione, c’è grande sacrificio dietro il nostro lavoro ma spesso viene ripagato con tante soddisfazioni”.

“Il nostro lavoro, che penso sia un privilegio, è un lavoro che vive di emozioni personali e fa emozionare e quindi qualsiasi cosa provoca emozioni non sempre per forza positive. È stata un’emozione sebbene non positiva quella dopo aver perso i quarti contro Brindisi alla Final 8 2020. Le emozioni penso che aumentino la passione, per tanti anni ho allenato nel settore giovanile, erano emozioni diverse: per esempio quando lavoravo a Cantù mi ricordo con emozione l’esordio in Eurolega di Abass allora diciassettenne, ero il suo allenatore ed è stato emozionate vederlo in campo”.

Nei due anni da assistant il momento più bello e quello più difficile?

“Non saprei identificare il momento più bello, ci son state tante piccole emozioni. Ricordo la telefonata nell’estate del 2018 per venire a Sassari _dice Casalone_, ricordo la prima partita in A a Reggio Emilia nonostante la sconfitta. Troppo facile parlare delle vittorie delle coppe di Fiba Europe Cup e Supercoppa, penso al 3-0 con Milano o le partite vinte allo scadere come il canestro di Cooley o quest’anno quello di Curtis con Trento. Tante emozioni belle che non posso non ricordare. Le delusioni ci sono, e dopo ogni partita qualche delusione c’è sempre. Si scende in campo avendo studiato nel minimo dettaglio l’avversario e a volte è normale rimanere delusi perché il piano partita non si è eseguito alla perfezione. La cosa positiva per noi è che nonostante le sconfitte siamo sempre stati bravi ad andare avanti, l’anno scorso dopo le dimissioni di Esposito inaspettate ci siamo rialzati dalla delusione e siamo ripartiti con ancora più spinta”. 

Gli fa eco Gerry: “Il nostro è uno sport fatto di delusioni, io però parlerei di rammarico, dobbiamo sempre cercare visto che la sconfitta fa parte del gioco devi far sì di aver sempre dato tutto. Il rammarico c’è stato in questi anni perché con Esposito è stata una situazione particolare, sicuramente anche io mi son messo in discussione, è stato un momento che ha provocato grande rammarico. Mi sento però fortunato ad allenare per questa società e questo popolo, ricordo un pre partita con lo striscione esposto nel settore D e le coreografie che ci dedicano. Sono cose che ti fanno capire di essere all’interno di una famiglia, un gruppo unico che non comprende solo lo staff ma mi emoziona tanto perché comprende i tifosi”.

“La piazza d’Italia piena dopo la gara7 è stata inaspettata _aggiunge Edoardo_ un’emozione se si pensa che avevamo appena perso uno scudetto”.

Com’è lavorare con un allenatore come Gianmarco Pozzecco? Con quale aggettivo lo descrivereste?

“ Poz è vulcanico _dice Gerry_ nel suo modo di essere e fare, è vulcanico nella sua idea, trasporta tranquillità e carica tutto il gruppo giorno dopo giorno. Ride e scherza ma pretende sempre qualcosa, è carismatico”. 

Edoardo rilancia: “Clamoroso è la parola che lo definisce. Per capire com’è Gianmarco basta ascoltarlo trenta secondi quando parla, mette sempre a proprio agio le persone, è bravo a creare goliardia in ogni momento, è il suo superpotere, riesce a far rendere tutti al massimo. Il suo arrivo in Sardegna ha dato una svolta a tutto l’ambiente”. 

Nel vostro lavoro c’è anche quello individuale con i giocatori, qual è in questi anni quello la cui crescita vi ha impressionato di più?

Gerosa risponde per primo: “Dirò solo un nome ma non voglio escludere gli altri: Stefano Gentile è un lavoratore totale, rimane sempre in ad allenarsi oltre il tempo d’allenamento, quello che mi ha invece impressionati maggiormente nei due anni è stato Rashawn Thomas, lavorava molto e ha lavorato tanto per arrivare a quei livelli, la sua crescita è stata importante. Merita di essere citato anche Dyshawn Pierre, la sua escalation nei tre anni è stata impressionante, il miglioramento di mentalità e gestione personale è stata una grande evoluzione per un giocatore come lui”. 

“Rashawn Thomas lo scorso anno è cresciuto molto e nessuno ad inizio stagione lo immaginava, così come Jack Cooley che non era ritenuto adatto al nostro campionato per la stazza e la fisicità _aggiunge Casalone_. Di quest’anno voglio citare Paulius Sorokas, lo avevo già allenato a Tortona, vederlo in un campo di serie A e in BCL è l’emblema di quanto sia cresciuto negli anni dalla Legadue ad oggi. È un esempio di grande lavoratore e il miglioramento si è visto nonostante madre natura non l’abbia dotato di un talento innato”. 

Qual è il segreto per essere un buon vice?

“Non c’è un segreto _spiega Edoardo_, il lavoro ti porta a raggiungere per forza di cose un obiettivo. Ci va grande passione, disponibilità di tempo ed energia, sacrificio ad allontanarsi da casa. Essere se stessi e leali con i giocatori e la società nonché con il capo allenatore. Non esiste però la pozione magica”.

“Non c’è una ricetta _prosegue Gerry_, io penso di essere un privilegiato per quello che faccio. Devi essere predisposto a fare rinunce, come una serata con gli amici, per dedicarti a questo lavoro. Devi essere pronto a non fare weekend altrove perché c’è la partita, bisogna fare grandi sacrifici ed essere in grado di riconoscere le persone con cui lavori. Devi capire le volontà del capo allenatore per alleggerirlo di incombenze che possono distrarlo, molte volte devi essere in grado di risolvere problemi nel minor tempo possibile, non porti i problemi ma risolverli”.

Un pregio e un difetto di Pozzecco?

“Un difetto è che quando punta su una cosa è quella, non ci possono essere alternative. Può però essere anche un pregio, non conosce sfumature” asserisce Gerosa.

“Gianmarco vive tutto con grande entusiasmo ed energia, a volte si fa fatica a stargli dietro, quando si convince di una cosa si carica da solo ed è difficile fargli cambiare idea” conclude Casalone. 

Siete soddisfatti della stagione appena conclusa?

Risponde per primo Edo: “Abbiamo raggiunto importanti obiettivi di squadra e individuali per i giocatori, è giusto essere soddisfatti, abbiamo anche portato a casa un trofeo, nel complesso stagione assolutamente positiva”.

Gerry: “Decisamente sì, è stata breve ma la soddisfazione per quel che abbiamo vissuto c’è senza dubbio. Forse resta il rammarico di non essere riusciti ad avere la stessa squadra dall’inizio alla fine. Iniziare con la vittoria della Supercoppa ci ha dato una spinta incredibile”. 

I due assistant hanno lo stesso ruolo o vi dividete il lavoro?

“Dipende dalla situazione, se si parla della quotidianità o della partita _spiega Gerosa_. In allenamento abbiamo ruoli differenti, una volta che abbiamo il piano allenamento poi c’è la parte di conduzione e quindi ognuno ha i suoi spazi, ci suddividiamo i compiti. Io personalmente lavoro di più post allenamento con i ragazzi sui fondamentali, Edo si concentra su altri aspetti. Durante la partita bisogna ridurre il più possibile i dubbi del coach, bisogna riuscire a concentrare in pochissimo tempo le nostre idee da comunicare la soluzione tattica.

“Aggiungo solo che durante l’allenamento si guardano due obiettivi diversi, si cerca di coprire tutte le macro aree in modo da essere complementari. Invece per la preparazione delle partite o si divide il lavoro coppa e campionato, oppure si suddivide il lavoro a metà senza pensare a coppa e campionato, noi nello specifico lavoriamo insieme su tutto implementando le varie parti” conclude Casalone.

Se la stagione fosse proseguita secondo voi chi avrebbe vinto il campionato e chi sarebbe stato l’Mvp?

“Non so chi avrebbe vinto ma penso mi sarei divertito a giocarlo fino alla fine da protagonista con la Dinamo _premette Edoardo_, la Virtus Bologna ha dominato la regular season ma sarei stato curioso di vedere Milano in un periodo come i playoff. Se devo scegliere un MVP dico Teodosic”. 

“Mi associo, il livello questa stagione era molto alto, la fase finale sarebbe stata divertente sia da giocare sia da vedere _aggiunge Giorgio_. Tante squadre potevano tranquillamente arrivare fino alla fine proprio perché nelle serie può succedere tutto. Sull’Mvp mi sbilancio e per come stava andando il percorso di campionato e dico Adrian Banks”. 

Come immaginate la Dinamo 2020-2021?

“Mi sento di dire una Dinamo molto simile a questa stagione, nel senso che sarà una squadra con un credo nel modo di giocare ben preciso in attacco e difesa, una squadra che gioca per divertirsi, una squadra che continuerà a divertire e che non mollerà mai _spiega Gerry_. È il marchio di fabbrica della Dinamo quindi si andranno sempre a cercare giocatori che possano sposare quest’idea di pallacanestro e quest’idea societaria. Sarà una Dinamo con un mix di interpreti già visti e nuovi ma nessuno mancherà di far vedere che cos’è essere Dinamo e giocare per la Sardegna”.

Conclude Edo: “Devo dire che coach Pozzecco ha le idee sempre chiare e quindi sa che giocatori vuole allenare e che identità ha la sua squadra. Sono d’accordo con Gerry, la Dinamo del prossimo anno sarà molto simile a quella degli ultimi anni, molto simile a Gianmarco: una squadra che ha voglia di divertirsi, con giocatori che hanno voglia di far vedere che stanno bene e con caratteristiche ben definite per poter portare avanti le idee dello staff. Non ci saranno grandi novità, si cercherà di portare avanti la strada che si è intrapresa nelle precedenti stagioni e il proprio marchio di fabbrica”.

Piccolo cameo durante la diretta dell’head coach Gianmarco Pozzecco hce ha espresso parole positive per i suoi assistant:“Nelle squadre di pallacanestro in qualsiasi manifestazione premiano i giocatori e l’allenatore, ma bisogna sempre ricordarsi che in quel contesto c’erano anche loro. La gente qui a Sassari è molto sensibile e non fa le cose a caso, tutti hanno capito che i due assistenti hanno avuto grande responsabilità quotidiana nella buona riuscita del lavoro. Sono due ragazzi straordinari, con un qualcosa di indispensabile per la società, sono coinvolti in ciò che fanno, hanno capito dove sono e sono fieri di essere qui. Hanno solo la sfortuna di avere me come capo allenatore” scherza Poz.

Il tecnico biancoblu ha anche commentato la decisione presa dalla federazione di non assegnare titoli, promozioni o retrocessioni nei campionati di A1 e A2: “Noi viviamo per il percorso, se oggi ci dessero una medaglia per ciò che abbiamo fatto cambierebbe poco. Indipendentemente dalla sconfitta noi lo scorso anno abbiamo riempito una piazza, il valore dello sport non è solo la vittoria soprattutto in situazioni come queste. Poi è innegabile che durante la stagione qualche squadra, ad esempio la Virtus Bologna, ha avuto più meriti; ma devo essere sincero mi interesse poco l’assegnazione di un titolo perché penso al nostro percorso, sono contento di ciò che abbiamo vissuto in questa stagione e dobbiamo esserlo tutti”.

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