Il titolista fa sempre l’interesse della casa, anticipando il contenuto dell’articolo in maniera che catturi più facilmente l’attenzione del lettore, oggi sempre distratto dai troppi messaggi mediatici che si accavallano tra web e televisione (la carta stampata, ahimé, conta quanto le sue locandine nelle edicole deserte ma LBA e i parrucconi in generale di qualunque specie non se ne vogliono accorgere concedendogli soldi, spazi e accrediti che non meritano più).
Ma “digiamoci la verità” come parlerebbe una famosa imitazione di Rosario Fiorello: il giorno dopo la fuga di Jason Clark da Varese il virus della potenziale fuga degli americani dalle squadre italiane si è diffuso quasi quanto il Coronavirus e parecchie squadre hanno temuto perfino per la regolarità del campionato, da quanti dubbi hanno attraversato squadre e giocatori.
Nomi? non c’è bisogno di farne: in Italia è un reato. Per fortuna non è ancora un reato parlare del peccato. Pensate una qualsiasi squadra e vi risponderete da soli: tutti hanno avuto un pensiero di fuggire dall’Italia.
Sono passati cinque giorni e defezioni non ne sono arrivate. Anzi, sono progressivamente maturate quelle notizie che i più scafati nel campo della disinformazione di massa avevano già intuito. All’estero non c’è una maggiore protezione che in Italia. Che in Francia, Germania, Spagna e Inghilterra avevano passato il tempo a mettere la polvere sotto il tappeto (visto il lungo periodo di incubazione del virus).
Che negli Stati Uniti Donald Trump ha deliberatamente sottovalutato il fenomeno all’interno del paese pur trovandosi con un sistema sanitario a pagamento dove decine di milioni di persone che non se lo possono permettere non andranno mai a farsi visitare in un ospedale. Girano su internet le testimonianze di statunitensi rientrati dalla Cina che si sono visti presentare il conto dalla loro compagnia di assicurazioni privata per il tampone e il periodo passato in quarantena.
E così il club delle porte chiuse aumenta di ora in ora. La NBA si è arresa all’evenienza anticipando il presidente USA e attende istruzioni; EuroLeague fa un poco il pesce nel barile ma è subito attenta (dopo qualche svarione… leggi Virtus Bologna) a interpretare gli umori ondivaghi dei governanti di ogni paese.
E se tifosi, appassionati cestofili, distratti telespettatori e maniaci dello zapping non hanno niente da fare è credibilmente probabile che fra stasera e domani avranno dell’annoiato tempo libero per gustarsi una partita di pallacanestro in televisione. Dove però girano soltanto – almeno oggi all’ora di pranzo, domani se volete vi racconteremo – spot del campionato di calcio. Non crediamo che un Parma-Spal di pallone domani attiri l’interesse di più spettatori di un Virtus Segafredo Bologna-Grissin Bon Reggio Emilia. Ma siamo certi (perché li vediamo all’opera) che in tanti lavorino affinché accada. E saremo sempre secondi.