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LBA – Alessandro Pajola “Virtus Bologna, casa e bottega”

LBA - Alessandro Pajola "Virtus Bologna, casa e bottega"

Mamma, papà e fratello sono ad Ancona, mentre lui, il play della Virtus Alessandro Pajola abita, già da prima del virus, dove lavora: nella foresteria della Segafredo Bologna. Così risponde alle domande di Luca Sancini per La Repubblica edizione Bologna.

Fortunato, nonostante tutto. Mi considero fortunato a stare qui a Casa Virtus. Ho spazi adeguati, ho preso alcune attrezzature dalla palestra e al pianoterra della palazzina ci sono un paio di cyclette. A turno le utilizziamo, qui in foresteria ci sono anche Nikolic e alcune ragazze della squadra  femminile.

Veterano. L’esordio, per la verità delle statistiche, fu l’anno della retrocessione. Giorgio Valli mi diede 4 secondi contro Torino, sopra di trenta all’Unipol  Arena. Pareva una vittoria decisiva per salvarsi, poi invece ci fu Reggio Emilia. In A2 con Ramagli feci uno scampolo con Piacenza la prima giornata, ma  il battesimo vero fu a Imola: partii in quintetto e segnai 11 punti. Da lì una presenza in prima squadra costante. Sono giovane, ma a volte negli spogliatoi  dico: oh, io sono della vecchia guardia.

Fiducia. Ho sempre percepito la fiducia della società e degli allenatori e ho avuto il mio spazio, i miei minuti. La cosa da un lato mi ha responsabilizzato e  dall’altra mi ha dato un motivo in più per non pensare a trovare altrove la mia strada. Poi l’arrivo di Djordjevic e l’opportunità di essere allenato da lui ha definitivamente chiuso il discorso. Nessuno me l’ha proposto, io non ci ho mai pensato.

Teodosic e Markovic. Sono giocatori d’immenso talento e di grande personalità, ma che ti lasciano spazio. Io sono un loro compagno di squadra, ma intanto li studio, li osservo, e dico che mi piace cogliere i dettagli in questi campioni, pure nelle pause degli allenamenti, non solo in partita. Due così  sono per un giovane una lezione continua.

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