Alberto Tonut, una lunga carriera come giocatore, continua a seguire la serie A osservando le gesta del figlio Stefano. Qualche idea sul futuro della pallacanestro se l’è fatta, e ne parla con Il Piccolo di Trieste.
Il futuro. Poche settimane ci hanno stravolto la vita e le ripercussioni sul futuro saranno importanti. In questo senso lo sport non farà eccezione per cui apprestiamoci a vivere anni difficili. Per il basket questo momento di profonda riflessione può essere un punto di partenza per una rinascita.
A patto che chi guida il movimento abbia la responsabilità di dettare regole precise. Il vertice, in questo momento, ha bisogno di club in grado di garantire solidità. Guardo con curiosità alla prossima stagione per capire chi, davvero, potrà essere in grado di affrontare questo.
Formula. Come ripartire? Credo che il numero perfetto per la serie A sia a sedici squadre: un campionato con un numero dispari non mi piace e 18 sono davvero troppe. La cosa fondamentale, poi, è garantire la presenza del pubblico sugli spalti.
I tifosi sono una componente essenziale del nostro mondo e pensare di giocare senza l’entusiasmo, il calore e la passione della gente è qualcosa di inimmaginabile. Senza pubblico, qualsiasi sport, non ha motivo di esistere.
Trieste. Pur con la prudenza che leggo nelle dichiarazioni del presidente Ghiacci e che condivido, sono convinto che la presenza di un colosso come Allianz garantisca a Trieste la serenità necessaria. Il nucleo italiano continua a rappresentare una base solida, l’aggiunta di un uomo di esperienza come Peric può fare ancora la differenza.
Numero stranieri. Non sono d’accordo con chi dice che un maggior numero di stranieri garantisce spettacolo. Dipende chi sono gli stranieri. Ed essendo figlio di un’epoca nel quale le squadre avevano due Usa non mi dispiacerebbe un ritorno al passato.
Dare più spazio ai nostri ragazzi potrebbe far bene a una nazionale che stenta a ottenere risultati: si può trovare una via di mezzo, quattro stranieri potrebbe essere una soluzione ragionevole.
