LA NBA è stato il primo grande sport professionistico a monitorare l’epidemia di Covid-19 ed è stato pronto senza indugi a rimandare la sua stagione dopo che Rudy Gobert è risultato positivo. Da allora, l’NBA ha testato quanti più giocatori possibile per cercare di prevenire la diffusione.
L’opinione pubblica americana è rimasta molto colpita però dalla facilità di accesso ai tamponi per il test della NBA, quando molti ospedali non li hanno e nessuna farmacia riesce a venderli al pubblico.
Il portavoce dell’NBA Mike Bass ha tentato di spiegare perché questo è il caso martedì. La spiegazione di Bass è incentrata su quanto i giocatori della NBA abbiano interagito tra loro e il pubblico in generale. Dato quanto viaggiano i giocatori NBA, sono a rischio di diffondere il virus più della maggior parte delle persone. Bass ritiene inoltre che i giocatori con risultati positivi attireranno l’attenzione sui rischi del coronavirus e che l’opinione pubblica prenderà più seriamente la minaccia.
Spiegazione credibile? Da un lato è vero che, data la rigidità degli spostamenti per le gare, tracciare i contatti di un giocatore NBA è cosa abbastanza semplice per ridurre la diffusione del contagio. Dall’altra, non sono loro i pazienti più a rischio, ma gli anziani…
NBA spokesman Mike Bass on NBA teams receiving Coronavirus tests. pic.twitter.com/rKOdhiCCw4
— Ramona Shelburne (@ramonashelburne) March 18, 2020