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EuroLeague – Gigi Datome attende le novità dalla sua Sardegna

EuroLeague - Gigi Datome attende le novità dalla sua Sardegna

L’EuroLeague si è presa ancora tempo per capire se la stagione può ancora essere salvata – soprattutto nei suoi conti economici – con delle partite in televisione, una finale, una squadra campione. L’ELPA ha ottenuto un buon accordo con i club per salvare il salvabile degli stipendi dei giocatori. Così Gigi Datome ne discute con Piero Guerrini di Tuttosport.

Sardegna. Sono tornato a casa in Sardegna con la mia fidanzata, ho l’abitazione dentro la struttura alberghiera dei miei genitori. Seguo un programma di peso, faccio palestra, sono un privilegiato anche in questo.

Anzi posso lavorare sul mio fisico come non è stato possibile in precedenza per farmi trovare pronto. Ho lasciato la Turchia perché senza allenamenti e senza poter vivere la città era inutile.

Ripresa?  Io ad oggi non vedo una possibilità di riprendere con tutte le tutele del caso. È una situazione nuova per tutti. Ma pensare soltanto alla pallacanestro adesso è davvero difficile, anche ipotizzando di giocare senza tifosi. Cerchiamo di restare concentrati per fare quello che si potrà.

Stipendi. Abbiamo raggiunto un accordo importante, che ha permesso ai club di recuperare una parte. Viste le condizioni di tutti, era giusto concordare un taglio, in percentuale. E’ un accordo che crea un precedente perché ha dimostrato la cooperazione tra club e giocatori anche a livello internazionale. Penso aiuterà i giocatori stessi per il futuro.

Cosa perde un atleta in quarantena. Non mi piace parlare di basket adesso, non penso al basket in sè, non ho alcuna fregola. Adesso è meglio per tutti prendersi un momento per sé. Tecnicamente non si perde nulla.

Posso lavorare sul mio corpo, e lo faccio con attenzione massima e impegno conseguente, il che può aiutarmi a prolungare la carriera. Voglio giocare fino a che riuscirò a dare un contributo e mi divertirò.

Tempo… libero. Io faccio le pulizie di casa, ho lavato i vetri, messo ordine in un sacco di cose. In Turchia andavo a lezioni di lingua turca. Appena tornato qui ho ripreso con le lezioni di chitarra perché sentivo che era venuto il momento, per ritornare a suonare di più e se possibile migliorare la mia tecnica e le mie conoscenze. Del resto non ho altri impegni. 

Il mio maestro mi ha dato compiti su Bach che bisogna assolutamente conoscere e approfondire. Uno dei più grandi geni della storia della musica, va consolidato. Ascolto dunque tanta musica, di ogni genere adesso. E Spotify è uno strumento interessante.

Ius culturae. Io sarei per lo ius culturae, se un ragazzo è nato, è cresciuto, è formato cestisticamente e culturalmente, cioè è andato a scuola, allora perché non considerarlo italiano a tutti gli effetti?

Giocare a porte chiuse. Penso che lo sport di vertice non abbia senso senza pubblico. Io ho giocato l’ultima gara della stagione, ma ho disputato anche una finale per il titolo. Ci sono regole severissime, pene esemplari per le azioni dei tifosi. 

Nella finale con il Besiktas gli arbitri a metà gara decretarono lo stop e fecero uscire il pubblico. Poi giocammo la gara successiva a porte chiuse. E’ un’altra emozione, c’è un’altra tensione, nel silenzio.

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