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ESCLUSIVA PB – Reale Mutua Basket Torino, intervista a coach Cavina

Coach Demis Cavina

Coach Demis Cavina

L’Emilia Romagna è da sempre terra di poeti, cantautori, contadini, gente di lotta e di governo. Abili a districarsi tra le nebbie della pianura, soprattutto pragmatici. Di lui a Torino (e non solo…) si dice un gran bene, coerente nel progetto, è stato in grado di cambiare in corsa nel momento delle difficoltà (si è perso il conto degli infortuni) senza mai abdicare a logiche legate esclusivamente al risultato.

Coach Cavina ci racconta la splendida cavalcata della Reale Mutua Basket Torino prima che lo stop smorzasse i sogni, suoi, dei suoi ragazzi e della una piazza…o forse no?

Ci sono tanti nodi ancora da sciogliere all’ombra della Mole, dalle date per la ripartenza al campionato che i gialloblù andranno a giocarsi. Le situazioni contrattuali sono note: Toscano e Alibegovic sono sotto contratto, Campani e Trani hanno l’uscita, Pinkins ha l’opzione solo per la Serie A1 e tutti gli altri sono senza contratto, ma come dice Cavina…questo gruppo ha un’anima.

Demis Cavina ha iniziato la carriera da allenatore presso le giovanili della squadra del suo paese natale, Castel San Pietro Terme, nel 1995. Due anni dopo, a soli 23 anni, è stato promosso capo-allenatore della prima squadra, militante all’epoca in serie B2, centrando l’obiettivo della salvezza.  L’anno successivo è stata la volta del Progresso Castelmaggiore, con la quale riesce a conquistare una clamorosa doppia promozione in due anni, partendo dalla serie B2 arrivando alla A2.  Negli anni a seguire ha allenato Roseto dove assunse l’incarico a soli 26 anni risultando il più giovane coach di sempre in serie A, due stagioni a Latina (playoff da quinto nel 2003), due all’Imola con la quale il secondo anno raggiunse i playoff e la finale della final four della coppa di lega, Fabriano e due altre stupende stagioni alla Sassari, sfiorando la storica promozione in Serie A, perdendo alla quarta partita la finale playoff contro la Vanoli Soresina. Nella stagione 2009/2010 ha allenato la Snaidero Udine, portando gli arancioni fino ai quarti di finale playoff con un roster composto per sette decimi da ragazzi friulani  Nel 2010-2011 ha allenato la Prima Veroli, con la quale ha vinto la Coppa di Lega battendo in finale l’Andrea Costa Imola nella Final Four svoltasi a Novara uscendo ai playoff con Venezia (in una combattutissima gara cinque) in quella che fu una vera finale. Alla Prima Veroli rimane anche l’anno successivo mentre nel 2012-2013 finisce la stagione alla Givova Scafati dove, grazie ad un buon finale, disputa i play off uscendo con Pistoia, la compagine che verrà poi promossa nella massima serie.  Nel 2013-2014 accetta l’offerta della Expert Napoli dalla quale viene sollevato dall’incarico dopo la prima partita del girone di ritorno. A luglio 2014 accetta l’incarico di head coach per il Derthona Basket neo promosso in A2 Silver, prendendo il posto di Antonello Arioli. Con il club piemontese riesce a disputare subito una stagione da oltre 50 per cento di vittorie (nel mese di dicembre si aggiudica anche il premio quale miglior allenatore) un record di tutto rispetto. Nelle due successive stagioni 2015-2016 e 2016-2017 porta Tortona ai play off di A2 (prima volta in assoluto per il club), fermandosi nel secondo anno, dopo aver eliminato Trieste, solo dopo cinque battaglie con la futura promossa Leonessa Brescia.  Conclusosi questo ciclo vittorioso nel 2017 ritorna nella sua terra d’origine firmando un contratto annuale con l’Andrea Costa Imola sfiorando i play off con uno dei gruppi più giovani dell’intera A2. Il 31 maggio 2018 torna ad allenare a distanza di otto anni l’Amici Pallacanestro Udinese dove nonostante un record positivo viene sollevato dall’incarico dopo poche partite dall’inizio del girone di ritorno.

Il 21 giugno viene annunciato il suo ingaggio con un contratto biennale da parte del Basket Torino, neonata squadra nata dalle ceneri dell’Auxilium dichiarata fallita il mese precedente.

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L’Emilia Romagna è da sempre terra di poeti, cantautori, contadini, gente di lotta e di governo e un sano pragmatismo…..quale caratteristica della tua terra ti porti dietro nella tua esperienza di allenatore?

“Anche se, per usare un eufemismo, non amo le etichette, ho viaggiato e vissuto varie regioni d’Italia e sono più i luoghi comuni che che potrei smentire rispetto a quelli che potrei confermare: è vero che la mia terra è attiva, dinamica e produce, in tutte le categoria, figure importanti. Eccellenza dinamicità ed intraprendenza sono tratti caratteristici della gente, la creatività non manca mai.”

Raccontaci della trattativa per arrivare a Torino

“Aver accettato subito è stata la logica conseguenza di quanto mi è stato prospettato: ho parlato prima con Federico Pasquini, che è stato il tramite e poi, successivamente con il Presidente Sardara che mi ha presentato la sua idea. Non c’era tanto da decidere perché fin da subito sono stato colpito dall’energia di Stefano e dal pragmatismo di Federico che mi hanno fatto letteralmente esaltare. Al di là dello sport, l’aspetto umano è stato decisivo: la conoscenza delle persone e le loro qualità ci hanno accompagnato in questo progetto. I tempi del mio arrivo sono stati quelli che sono venuti fuori da voi giornalisti, sono cose che nascono all’improvviso.”

Dopo il fallimento le parole erano transizione, ricostruzione, tre anni…poi in pochissimo tempo il passato è stato dimenticato e si è tornato a parlare di Torino ad alto livello, cosa ti ha colpito di più in questa trasformazione quasi immediata?

“Non una cosa sola, ma una serie di fattori che hanno contribuito a quello che dici: sicuramente la voglia di Torino di tornare nella pallacanestro che conta, aver capito che il progetto era del tutto nuovo e che da questa base bisognava ripartire. Tanta voglia di fare, abbiamo fin da subito le idee chiare, staff e giocatori inseriti in un contesto di lavoro che ci ha portati ad essere un’unica cosa. Arrivare in cima alla classifica è il risultato di un obiettivo che ci siamo posti insieme ai ragazzi, certamente parte del progetto, ma il patto è stato siglato da tutti e tutti hanno dato tantissima disponibilità. Senza dimenticare il feeling che via via si è creato con la piazza, anche nelle sconfitte e nei momenti difficili il legame andava comunque alimentandosi positivamente. Mai una contestazione verso un giocatore che era in difficoltà, mai nessuna negatività ambientale, se ricordi la sconfitta in casa sulla sirena contro Treviglio, subito dopo si è ripartiti tutti insieme pensando a domani.”

Dopo le partite, sono diventate famose le tue passeggiate in Via Garibaldi in centro a Torino a smaltire l’adrenalina e pensando alla prossima partita: potessi fare una passeggiata oggi, ti passerebbe per la testa la Serie A?

“Ho pensato alla Serie A fin dal mio arrivo, Torino merita l’eccellenza del basket e merita l’eccellenza il progetto; naturalmente non saremo noi a decidere, ma ci dovremo far trovare pronti. Passeggiando penserei a come farmi trovare pronto a qualsiasi eventualità dovesse prospettarsi. Ho tanta voglia di tornare, l’abbiamo vissuta nel suo cuore in centro, abbiamo scoperto una città fantastica con tanta storia e tradizione- Si capisce che è stata capitale, dall’architettura al modo di essere e, visto, che sai che sono un grande tifoso milanista, anche nel calcio è una delle capitali dell’eccellenza. Oggi (ieri per chi legge) è il 4 Maggio ed è tanta l’emozione per il ricordo di Superga che ho visitato quest’anno”

State già pensando ad un piano A o ad un piano B?

“Nessun piano per adesso, non abbiamo mai messo di fare scouting e lo stop forzato ci aiuta molto. Stiamo lavorando sul vasto panorama europeo che riguarda gli stranieri e, già durante l’anno, il monitoraggio dei giovani italiani non si è mai fermato. Stiamo cercando di essere pronti a quelle che saranno le richieste per il roster che andremo a comporre. La cosa che mi piace di più è sapere che questo gruppo ha già un’anima, tutti sono pronti a ripartire e si potrebbe lavorare insieme anche il prossimo anno. Non ci sono mai state particolari difficoltà nel convincere i giocatori riguardo al progetto, come ti dicevo, Torino è una piazza molto importante e tutti sono arrivati senza un “convincimento” tramite trattativa. Il capitano Alibegovic è il primo esempio, con alcuni di loro avevo già lavorato, ma il fascino della città, la sua tradizione e la solidità della società hanno fatto la differenza.  Non sappiamo ancora quando ricominceremo e in quali condizioni: stiamo pensando di partire con un lavoro individuale con i ragazzi che rimarranno anche la prossima stagione, ma aspettiamo di capire quali saranno le condizioni entro le quali poter lavorare e tutti i ragazzi ci chiedono continuamente quando poter ricominciare. “

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