Coach Paolo Galbiati
Grazie alla disponibilità di Coach Galbiati, oggi abbiamo fatto con lui una bella chiacchierata sul passato torinese, il presente a Biella e un futuro che tutta la pallacanestro aspetta con ansia…
Dopo le esperienze nelle giovanili del Bernareggio approda alle giovanili dell’Olimpia Milano nella stagione 2010/11 con le quali vince lo Scudetto Under 17 nel 2013.
Nella stagione 2017/18 arriva la chiamata della Auxilium Torino come vice allenatore di Luca Banchi. Il 5 febbraio viene chiamato a sostituire Carlo Recalcati alla guida della compagine torinese.
Il 18 febbraio 2018 vince la Coppa Italia contro il Basket Brescia Leonessa diventando il primo coach della Auxilium a vincere un trofeo.
Nella stagione successiva torna nel ruolo di vice allenatore di Larry Brown prolungando il contratto con l’Auxilium fino al 2021. Nel corso della stagione sostituisce il tecnico americano, quando questi si reca negli Stati Uniti per accertamenti medici, vincendo due partite su tre. A fine dicembre l’Auxilium Torino dopo aver reciso il contratto con Larry Brown assegna nuovamente il ruolo di Head Coach a Galbiati.
Dalla stagione 2019-2020 diventa Head coach della Pallacanestro Biella in Serie A2.
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Come sta vivendo questo periodo di stop forzato e quali prospettive vede all’orizzonte?
Come per tutti è molto dura, è difficile star lontano dai campi di gioco, ho lasciato Biella da qualche giorno e sono in attesa degli sviluppi futuri e delle nuove decisioni visto che ogni quindici giorni cambiano. C’è da avere pazienza, approfittarne per studiare e cercar di mantenersi lucidi senza farsi prendere dall’ansia che non è mai una cosa positiva.
Cominciano a circolare le prime indiscrezioni sull’evoluzione dei provvedimenti del Governo riguardanti l’utilizzo dei palazzetti, si parla di chiusura per tutto il 2020, cosa ne pensa di questa eventualità?
Si potrebbe iniziare la stagione a Dicembre/ Gennaio magari comprimendo le partite in settimana, giocare a porte chiuse è terribile, si fa fatica, l’ultima partita l’abbiamo giocata a Capo D’Orlando in un’atmosfera surreale che mi ha fatto tornare in mente a quando si giocava con le giovanili il Lunedì sera davanti a pochi genitori. È più facile motivare i ragazzi mentre con i senior è completamente diverso, viviamo per giocare davanti al pubblico e la mancanza di queste emozioni è determinante.Comunque vada accetteremo qualsiasi decisione, siamo professionisti e privilegiati, pagati per giocare e cercheremo le giuste motivazioni per portare a casa vittorie nelle speranza che i palazzetti tornino a riempirsi. Bisogna ance mettersi nei panni delle società che, in molti casi, vivono degli introiti derivanti dagli abbonamenti e dai biglietti acquistati. Ho recentemente letto un’intervista di Giannīs Sfairopoulos head coach del Maccabi Tel Aviv dove diceva che oltre il 40% del budget della società deriva dal “botteghino” spesso e volentieri sold out.
La bellezza di girarsi verso la curva che esplode di gioia è una delle cose che ci permettere di lavorare meglio…sarà molto dura!
La pallacanestro, come tantissime altre realtà, cambierà tantissimo nel prossimo futuro, tante società non potranno iscriversi ai prossimi campionati, dove e come bisogna intervenire? (ieri la Fip ha disposto lo stanziamento del valore di 4 milioni di Euro volto a sostenere la partecipazione delle società maschili e femminili all’attività sportiva della 2020/2021)?
Purtroppo non siamo il calcio dove la fetta dei diritti televisivi è molto importante per i bilanci delle società, nel basket questo manca se pensi che in A1 prendono poco e scendendo poco se non nulla; chiaramente, come dicevo prima, giocare 3 partite alla settimana potrebbe essere una soluzione almeno per le squadre che non partecipano alle coppe. Ci sarà meno tempo per preparare le partite, bisognerà rischiare di più investendo in giocatori importanti e lanciando sempre di più i giovani ma non voglio entrare in decisioni che spettano a chi di dovere.Nella sfortuna, questo potrebbe essere un momento di rilancio per tutta la pallacanestro, serviranno investimenti nei settori giovanili che porteranno in futuro nuove generazioni più forti e preparate a competere ai più alti livelli- Non sarà più come prima, magari ci sarà una diminuzione delle squadre iscritte ai vari campionati, meno sponsorizzazioni, ci si dovrà adeguare ad un ridimensionamento anche economico però ci saranno più giocatori “affamati” che potranno fare la differenza.
Il suo rapporto con Torino, bellissime vittorie (Coppa Italia 2018) e la retrocessione decisa a tavolino a seguito delle note vicende, cosa le ha lasciato addosso questa esperienza e qual è il suo parere del nuovo progetto targato Reale Mutua?
Credo di essere maturato tanto a livello personale, nelle difficoltà e nei momenti belli, ho stretto legami forti con le persone che lavoravano con me. A livello personale, ho dovuto spesso prendere delle responsabilità importanti, metterci la faccia e parlare nei momenti anche più drammatici (sportivamente parlando). Non è stato facile tenere unita la squadra in periodi che non arrivavano gli stipendi e alcune promesse non venivano mantenute; credo ne abbia risentito anche lo spirito messo in campo in alcune partite soprattutto a fine stagione. Emblematica e surreale è stata la trasferta di Avellino in cui ci presentammo per non incorrere in squalifiche o altro, ma evidentemente la testa di tutti era da un’altra parte. Non andammo neanche a letto la sera parlando fino a tarda notte di tutta la stagione, delle vittorie importanti e delle difficoltà che nonostante tutto ci hanno permesso di finire a testa alta.
Il nuovo progetto gialloblù è iniziato con il genio del Presidente Sardara che in pochissimo tempo, nella situazione drammatica torinese, è riuscito ad inserirsi e a presentare un qualcosa di credibile. Ho assistito a molte partite al Pala Gianni Asti, certo manca ancora un po’ di legame con la piazza dopo la scottatura del fallimento, ma l’idea di esportare a Torino il progetto Sassari pur con i tanti distinguo, è geniale. Non so come sarà il futuro della composizione delle leghe, Torino è una città talmente bella e una piazza così importante che merita di essere in A1.
Quest’anno a Biella, prima dello stop, quarto posto in classifica, come giudica la stagione e state già pensando alla prossima?
Personalmente ho il contratto anche per la prossima stagione, ma adesso è ancora tutto prematuro. La nostra stagione è stata strana e particolare, abbiamo fatto delle scommesse molte delle quali vinte e abbiamo disputato una grandissima prima parte. Poi c’è stato un calo probabilmente a causa di poca brillantezza, esperienza di categoria e quella giusta dose di malizia che ci avrebbe permesso di portare a casa qualche vittoria in più migliorando la classifica e dando ancor più lustro a tutto il percorso fatto.Abbiamo rispettato gli obiettivi di inizio anno che prevedevano l’accesso ai playoff nei quali credo saremmo potuti essere la mina vagante giocandoli con la mente leggera e consapevoli che il più era stato fatto. Abbiamo lanciato tanti giocatori e alcuni di loro il prossimo anno giocheranno in piazze con più disponibilità economica e con più ambizioni nei risultati.
Però ci toglieremo ancora tante soddisfazioni!