Carlo Caglieris tra passato presente e futuro…
Carlo Caglieris
Probabilmente considerato uno dei più grandi playmaker italiani di tutti i tempi, inserito nella Hall of Fame nel 2013, incontriamo Carlo Caglieris che ci racconta, con la consueta lucidità, il momento che tutti stiamo vivendo con una finestra sempre aperta sul passato.
Cresciuto cestisticamente, dopo una breve parentesi nei pulcini della Juventus, nella Don Bosco Crocetta di Torino e passato poi nelle giovanili dell’Ignis Varese, nel 1970-71 giocò in serie A con la Gelati Cecchi Biella, retrocessa a fine stagione. Libero da vincoli contrattuali per lo scioglimento della società laniera, scelse l’ambiziosa Saclà Asti allenata da Lajos Toth, con la quale colse la promozione dalla serie B alla serie A. Nel campionato 1972-73 contribuì a portare la squadra astigiana in finale di Coppa Italia (sconfitta dall’Ignis Varese, poi campione d’Italia). Nel 1973-74 ritornò a Torino, in seguito al trasferimento della squadra per mancanza di un palazzetto in grado di garantire i 3500 posti richiesti dal nuovo regolamento federale, dove disputò campionato e Coppa delle Coppe, prima di essere ceduto per motivi di bilancio all’Alco Fortitudo Bologna.
Solo un anno dopo, contrariamente alle sue attese e speranze, invece di rientrare a Torino approdò alla Virtus Bologna di Dan Peterson, con la quale vinse lo scudetto che mancava alla V nera da vent’anni esatti. Con la Virtus ottenne altri 2 scudetti, nel 1978-79 e la stagione successiva con Terry Driscoll.
Nel 1981 tornò nella “sua” Torino dove con la Berloni disputò quattro campionati, senza però ripetere i successi degli anni precedenti.
Nel 1985 si trasferì alla Benetton Treviso con cui disputò la sua ultima stagione.
Con la Nazionale Juniores ha vinto la medaglia di bronzo ai campionati europei di Atene nel 1970.Vanta inoltre numerose presenze nelle rappresentative nazionali under 21 e Under 23 .
Con la nazionale italiana di pallacanestro ha giocato 131 partite, segnando 493 punti, guadagnando la medaglia d’oro ai campionati europei di Nantes nel 1983 (famosa l’immagine del playmaker che bacia il pallone a fine gara). Partecipò alle olimpiadi di Los Angeles 1984, ottenendo il quinto posto e disputò i mondiali di Manila. Vinse inoltre un titolo mondiale militare.
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Come sta vivendo questo periodo di quarantena Carlo Caglieris?
Come tutti rimango in casa, sono molto ligio alle regole, esco solo una volta la settimana per fare la spesa. Ho il vantaggio di vivere al mare, mi godo il bellissimo panorama dal terrazzo panoramico, mi ritengo fortunato perché è sicuramente più facile rispetto ad un appartamento di città.
Qual è il tuo pensiero riguardo la ripresa dei campionati di A1 e A2?
Intanto bisogna vedere bene come si evolve la situazione, i palazzetti italiani sono quasi tutti senza aria condizionata e se ci ricordiamo i playoff di Giugno in cui il caldo si fece molto sentire ecco che bisogna valutare bene il tutto.Non so come possano pensare di andare oltre Giungo quando il caldo sarà molto intenso.Bisognerà anche valutare gli aspetti economici, le società devono fare i “conti delle serva” e cercheranno di trovare anche la quadra per i bilanci.
Inoltre c’è il problema del ritorno degli stranieri che dovranno sottoporsi a quarantena senza dimenticare che serviranno almeno tre settimane di allenamenti per ritornare in forma.
Sei stato professore di educazione fisica nei licei e all’università, pensa che bisognerebbe fare più sport nelle scuole?
Assolutamente si, spesso mancano le strutture, le palestre in alcuni casi, sono ridicole, i servizi igienici fatiscenti e le ore di educazione fisica ( 2 alla settimana ) sono veramente risicate.Bisognerebbe incrementare il lavoro nel pomeriggio, incentivare gli insegnanti ed implementare i fondi per le attività sportive.
Sono passati più di 50 anni dal suo esordio, com’è cambiato il basket in questi anni?
Dico sempre che ho giocato un altro sport; a parte il canestro (bisognerebbe alzarlo perché ormai tutti schiacciano…)ci sono enormi differenze in termini di velocità, fisicità, tattica (ai mie tempi non esisteva il tiro da tre punti )
Il possesso palla era di 30 secondi e rispetto ad oggi era tutto molto più rallentato.Mi è capitato di far vedere dei filmati in cui ho dovuto ricordare che non c’era lo slow motion attivo, ma si andava proprio così piano
La Reale Mutua Basket Torino è il nuovo progetto torinese, finora vincente, dopo il fallimento societario della scorsa stagione…segue la squadra e qual è il suo giudizio?
Sono andato pochissime volte al palazzetto, abitando distante, seguo i risultati attraverso i giornali, internet e guardando quelle partite che ogni tanto vengono trasmette in tv.
Intanto sono contento perché Reale Mutua è uno sponsor torinese di altissimo livello; nonostante il progetto parta dall’acquisto dei diritti di Cagliari è servito a riportare i torinesi a respirare basket ad alto livello.
Ha ancora rapporti con l’ambiente e la città?
Avevo rapporti con la precedente gestione legata alla conoscenza di un paio di persone, ma non direttamente con la società.
Qual è il tuo giudizio sul sistema basket italiano?
I problemi del basket italiano sono iniziati quando non si sono acquistati i diritti televisivi dei campionati e di conseguenza è calato l’appeal da parte degli sponsor forti.Nel passato le squadre potevano contare su sponsorizzazioni importanti da parte di società conosciute a livello italiano e non solo; oggi anche in serie A1 molti sponsor sulle maglie sono perfetti sconosciuti ai più.
Dal momento che il calcio ha occupato tutti gli spazi, tutti gli altri sport sono passati in secondo piano, alcuni addirittura spariti dal panorama televisivo.
Bisognerebbe ritrovare quello spazio televisivo piattaforme pubbliche e private che ridarebbe nuova linfa a tutto il sistema e permetterebbe di avvicinare nuove generazioni di tifosi e sportivi.
Qual è l’erede di Carlo Caglieris?
Dopo di me non c’è stato più nessuno (ride), è cambiato anche il modo di interpretare il ruolo del playmaker. Un tempo il play doveva gestire il gioco, i ritmi a seconda dell’andamento della partita.
Oggi si gioco praticamente ad un’unica velocità e gli schemi sono finalizzati ad una rapida esecuzione al tiro. Il pressing è aumentato tantissimo fin da quando ti danno la palla, il tempo per andare al tiro si abbassa notevolmente e bisogna cercare la soluzione più rapida possibile.Il play è diventato a tutti gli effetti un tiratore come gli altri, mentre prima si differenziava in molte fasi.
Se proprio devo fare un nome Miloš Teodosić (non vorrei sembrare presuntuoso…) mi somiglia per la capacità di passaggio, visione di gioco, però stiamo parlando ovviamente di un’altra dimensione.