Ha iniziato ad allenare le giovanili della Reyer Venezia e, sempre per la squadra orogranata, a ricoprire il ruolo di vice, per sette anni a cavallo degli anni ottanta e novanta, di tecnici del calibro di Primo, Zorzi, Skansi e De Sisti. In seguito diviene anche lui stesso head coach della squadra lagunare, centrando l’obiettivo della promozione in A1 nel 1996.
Dopo il fallimento della Reyer Venezia, passa all’Andrea Costa Imola. Con la squadra romagnola, in quel momento al “top”, riesce a partecipare ai play-off scudetto e alla Coppa Korać e alla Coppa Saporta. Poi dal 2002 al 2004 fa una esperienza a Scafati.
Dal 2003 è assistant-coach alla Benetton Treviso. Nel novembre 2007, dopo l’esonero di Alessandro Ramagli, per un breve periodo è head-coach dei verdi della Marca. Nel gennaio 2010, Vitucci viene esonerato dal ruolo capo allenatore della Benetton dopo sette anni di onorata appartenenza allo staff biancoverde prima come assistente poi come capo-allenatore.
Nell’estate 2010 la società Scandone Avellino gli affida la panchina per la stagione 2010/2011 e 2011/2012 di serie A, in sostituzione di Cesare Pancotto.
Il 7 giugno 2012 diventa il nuovo allenatore della Pallacanestro Varese, firmando un contratto valido per due stagioni. Con Vitucci alla guida, Varese vince il girone d’andata della stagione 2012-2013 con 26 punti (13 vittorie, 2 sconfitte) davanti alla Dinamo Sassari. Al termine del campionato la squadra è sempre prima con 46 punti finali, accedendo ai play-off in cui viene eliminata da Siena in semifinale (4-3 a favore dei toscani)- Miglior allenatore della Serie A.
Il 2 luglio rescinde il contratto con la società lombarda per poi passare alla Scandone Avellino, con la quale firma un contratto biennale. Il 25 marzo 2015 rescinde il contratto con la società irpina.
Il 14 dicembre 2015 diventa allenatore dell’Auxilium Torino in Serie A. Lascia la società piemontese il 22 maggio 2017, dopo una stagione e mezzo in cui ha collezionato 22 vittorie su 49 partite totali.
Il 14 dicembre diventa il nuovo coach dell’Happy Casa Brindisi, ultima in classifica con due vittorie in dieci partite, sostituendo l’esonerato Sandro Dell’Agnello.
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Come ci si abitua ad una nuova gestione del tempo in questo momento di quarantena forzata?
“Bisogna riuscire a non farsi “mangiare” dal tempo perché è cannibale, basta poco per annoiarsi, per sprecarlo; dovremmo invece essere noi i padroni e gestirlo nel migliore dei modi. Ci troviamo, per forza di cose, costretti ad una gestione anomala, ma vedo anche risvolti positivi, ad esempio si possono fare tantissime cose che prima non riuscivamo a fare.”
Se, come si dice, i palazzetti riapriranno al pubblico nel 2021, come cambieranno le prospettive e l’approccio alle gare?
“Adesso è ancora difficile dire come cambieranno certe dinamiche, di certo, chi è sempre abituato a giocare davanti a tantissimi tifosi, farà più fatica. A me dispiacerebbe molto giocare senza pubblico perché il basket è pensato per dar spettacolo a far trascorrere alla gente un paio d’ore in un ambiente gioioso.”
Facendo i conti della serva, molte società andranno incontro a importanti difficoltà economiche, come pensa bisognerà intervenire per evitare che importanti realtà spariscano? (La Fip ha disposto uno stanziamento del valore di 4 milioni di Euro volto a sostenere la partecipazione delle società maschili e femminili all’attività sportiva della stagione 2020/2021)?
“Ci sarà un ridimensionamento generale e sarà importante valutare il rapido adattamento di tutti gli addetti ai lavori, giocatori, staff tecnico e soprattutto le società che normalmente assorbono abbastanza rapidamente i cambiamenti. Il tempo per studiare meccanismi di recupero della fiscalità non manca, bisogna supportare le sponsorizzazioni affinché non abbandonino le squadre. La parola d’ordine è defiscalizzare. Considero una buona cosa lo stanziamento predisposto dalla federazione in questo momento particolare- Aiuterà, anche loro hanno fatto questo sacrificio imposto dagli eventi. Ognuno deve fare la propria parte, noi compresi…Ad esempio i giocatori stranieri dovranno adattarsi a questo cambiamento mondiale che abbraccia tutte le nazioni e tutte le realtà.”
Quando ha preso il timone della Happy Casa Brindisi la squadra era all’ultimo posto, oggi la ritroviamo nelle primissime posizioni della classifica, finalista delle Final Eight e in semifinale di Super Coppa, cosa è cambiato per giustificare questa incredibile inversione di trend?
“Indubbiamente la chimica di Brindisi è molto particolare, c’è un attaccamento alla passione viscerale, è scoccata una scintilla e il fuoco si è acceso subito. Abbiamo cambiato tanti giocatori, non è mai mancata la dedizione del Presidente Marino facendo diventare il progetto qualcosa di veramente importante non solo per il Sud. Il tutt’uno che si è creato tra la squadra, il pubblico e la città ha fatto la differenza in questo percorso – Il nuovo palazzetto, che spero si possa fare nel breve tempo possibile, darà ulteriore lustro a tutto.Abbiamo fatto questa spinta verso l’alto e siamo contenti di essere in questa posizione.Io e la mia famiglia ci troviamo benissimo nel Salento, la Puglia è un posto straordinario e pieno di passione, la mia volontà è quella di continuare ad allenare la squadra e in questo senso c’è reciprocità di intenti con la società.”
Una stagione e mezza a Torino, quali sono i ricordi a cui è più legato e come giudica il nuovo progetto targato Reale Mutua?
“Sarei dovuto rimanere a Torino per 3 anni, con la mia famiglia ci siamo trovati bene fin da subito e provo ancora tanto rammarico per non aver potuto continuare l’esperienza sotto la Mole. Hanno mezzi, passione e voglia di tornare in Serie A, ho seguito poco quest’anno e non conosco il progetto, ma Torino deve tornare ai più alti livelli della pallacanestro.Chissà che un giorno non si ripresenti l’opportunità di tornare a lavorare in quella città, ci siamo abituati ai “pazzi” cambiamenti di questo sport….mai dire mai!”