Secondo quanto riferisce il Taipei Times, quotidiano di Taiwan in lingua inglese, il Ministro della Salute e del Benessere Chen Shih-chung (陳 時 中) avrebbe rivelato il contenuto di una lettera spedita nel mese di dicembre all’ OMS, avvisando che in Cina nel mese di dicembre ci fossero almeno sette casi di polmonite atipica segnalati a Wuhan.
Le autorità mondiali non avrebbero preso in giusta considerazione l’avvertimento che veniva da Taiwan, stante che il sistema sanitario cinese non avrebbe voluto riconoscere in questa “polmonite atipica” i segnali del Coronavirus, e contribuendo indirettamente all’affermarsi dell’epidemia.
Eppure “l’e-mail specificava che i pazienti erano stati isolati per il trattamento”, ha detto Chen. “Qualsiasi esperto di sanità pubblica o professionista medico saprebbe quali circostanze richiederebbero ai pazienti di essere isolati per il trattamento.”
Proprio per la reticenza cinese a spiegare cosa realmente succedeva a Wuhan, Taiwan sospettava fortemente che la trasmissione da uomo a uomo fosse già in atto in quel momento, ma non poteva confermarlo. Tuttavia sono stati implementati controlli di frontiera rafforzati e misure di quarantena basate sul presupposto, incluso lo screening dei passeggeri sui voli da Wuhan prima dello sbarco a partire da dicembre 31 dell’anno scorso.
Nel bollettino giornaliero dell’OMS i dati di diffusione del Coronavirus a Taiwan non ci sono, in quanto il governo del paese non è riconosciuto dall’ONU sal 1971. Il paese ha quasi 24 milioni di abitanti e sono stati in tutto, dall’inizio della pandemia, appena 385 casi – 331 importati e 54 domestici – che includono sei decessi e 99 persone dimesse dall’ospedale dopo il trattamento. Grazie ai controlli cominciati il 31 dicembre.
