Gabriele Procida
Che farà, adesso, lo spirito di Kobe? Ci piace immaginare che inizi ad andare di palazzetto in palazzetto per continuare a ispirare le giocate dei giovani talenti. Categoria alla quale senz’altro appartiene Gabriele Procida, classe 2002, che nella vittoria di Cantù sulla Reyer Venezia si presenta per la prima volta al basket di Serie A. A dire il vero, l’esordio nella massima serie c’era già stato proprio contro i campioni d’Italia in carica nel girone di andata, e poi erano seguite alcune brevi “comparsate” in mezzo a molti “n.e.”, ma questa volta il ragazzo ha sfruttato intensamente i 7 minuti concessigli da coach Pancotto per ritagliarsi un ruolo da protagonista. Decisamente snobbato, più che “battezzato”, dalla difesa dell’Umana, a cavallo tra la fine del primo e la metà del secondo quarto Procida non ha esitato a prendersi la responsabilità del tiro per infilare tre triple su altrettanti tentativi, infiocchettate da un rimbalzo difensivo che ne ha certificato le capacità atletiche.
Una performance balistica, la sua, che ha contribuito a firmare il più ampio vantaggio brianzolo dell’intero match (35-24 con il terzo siluro) e gli ha pure regalato l’inatteso titolo di “top-scorer” canturino all’intervallo. Dopo il quale s’è giocato costantemente sul filo dell’equilibrio fino ai due liberi del definitivo 81-77 realizzati da Clark, a lungo in panchina per aver subito commesso 3 falli in altrettanti minuti di gioco. Un punto a punto contro una Venezia limitata dagli infortuni, ma comunque sempre intrisa di talento, centimetri ed esperienza, che ha però visto Procida fare il tifo dalla panchina, perché coach Pancotto ha preferito non rimetterlo sul parquet nella seconda parte, con quella che abbiamo letto come l’ennesima saggia mossa da esperto maestro: dopo averne ottenuto il massimo, inutile sovraccaricare di responsabilità il ragazzo. Molto meglio fargli godere l’enorme iniezione di fiducia di quel tabellino immacolato, per poi spronarlo a dare ancora di più già dal prossimo allenamento, all’insegna di quel “work hard” che era il mantra di Kobe e che il buon Gabriele dovrà sempre aver presente se vuole arrivare ai livelli che il suo talento gli prospetta.
Ma l’exploit di Procida non è l’unico frutto sbocciato tra le colline brianzole grazie al sistematico lavoro in palestra di coach Pancotto. Un altro – e altrettanto “made in Italy” – esempio è rappresentato da Andrea Pecchia: non sappiamo se quella di rimanere a Cantù sia stata una scelta in termini assoluti (anche se nei giorni della supposta trattativa con la Virtus Bologna abbiamo più volte visto il giocatore indicare alla curva l’intenzione di rimanere sul parquet del PalaDesio), ma certo si sta rivelando una mossa vincente per il club come per lui. Se infatti la Cinelandia-San Bernardo può contare su un contributo di 7.7 punti e 4.5 rimbalzi in quasi 25′ di impiego a partita, è proprio grazie agli spazi e alla fiducia concessagli da coach e compagni che il classe 1997 è passato in pochi mesi dalla Legadue alla lista dei 16 azzurri convocati da coach Sacchetti per la prima finestra delle qualificazioni di FIBA EuroBasket 2021, in programma dal 17 al 23 febbraio.
Discorso analogo per l’altro classe 1997 Jason Burnell, che dalla 14a giornata sta regolarmente andando in doppia cifra (11 punti anche contro la Reyer, inclusa una schiacciata/tap-in da cineteca) e ha anche innalzato la qualità della sua presenza a rimbalzo come nelle giocate difensive. 11.1 punti e 5.1 rimbalzi in 26.7 minuti sul parquet sono le medie in crescita di quello che a nostro giudizio, per talento, grinta e fisicità da ala piccola, rappresenta uno dei migliori prospetti americani in circolazione dalle nostre parti, del quale non ci stupirebbe un futuro a medio termine in dimensione Euroleague. Così come potrebbe arrivarci Kevarrius Hayes, sempre classe 1997: all’ottava partita di fila con un tabellino a due cifre, il centro americano è risultato determinante nella vittoria sulla Reyer con una doppia doppia da 14 punti e altrettanti rimbalzi, dimostrando di avere buoni margini di crescita ai quali continuiamo a pensare debba aggiungere quel pizzico di cattiveria agonistica in più che lo porterebbe a incrementare non poco la media di 9.6 punti e 7.1 rimbalzi in 28.4 minuti (oltre alle 2.6 stoppate a partita, assoluta specialità della casa, ma anche arma alla quale è ancora troppo spesso lasciata la sua difesa).
Infine, nel registro di classe del maestro Pancotto va ricordato Cameron Young (1996): tornato in doppia cifra con la Reyer (11 punti, a dispetto di un terribile 1/7 da oltre l’arco), sembra in fase di ripresa dopo una serie di passaggi a vuoto. Recuperarlo per il finale di Campionato potrebbe regalare al club brianzolo qualche altra soddisfazione… e scongiurare una volta per tutte il rischio di ritrovarsi invischiati in una sempre rischiosa volata per la salvezza.
Paolo Corio