TORINO – L’effetto domino generato dal ripescaggio in Serie A della Reale Mutua Torino è a un passo dallo stravolgere il mondo della pallacanestro italiana. Le indiscrezioni circolate in queste ore hanno trovato conferma: lunedì, nella riunione straordinaria di LegaBasket, i club del massimo campionato voteranno per il varo della Serie A a 16 squadre. Un obiettivo dichiarato in tempi non sospetti dai vertici della pallacanestro italiana: eppure la distonia tra le azioni e le parole si è palesata in questi ultimi giorni frenetici, fatti di rinunce e mancati ripescaggi, di misteriose cessioni ad altrettanto misteriosi investitori sbandierate ai quattro venti. A rimetterci sarebbe Torino, diretta emanazione di Cagliari e, di rimando, della Sassari di Stefano Sardara. Che si è ritrovato con il cerino in mano, anche se le difficoltà a cedere la società, atto necessario vista la doppia proprietà.Il pomo della discordiaTutto nasce da una mossa della Lega Basket, che lo scorso 15 maggio ha deciso di ammettere la Reale Mutua Torino “al fine di integrare l’organico delle squadre ad oggi già in Serie A”. Una scelta che ha generato polemiche da parte delle squadre non ripescate, Ravenna su tutte, anche se il pericolo più grande è stato superficialmente non considerato: come comportarsi in caso di rinuncia di un numero dispari di squadre? Con l’economia stritolata dalla pandemia, che ha rafforzato le grandi e ha stretto il cappio intorno alle piccole realtà, la prima a cedere è stata Pistoia, mentre Cremona e Roma stanno ancora lottando per garantire l’iscrizione al campionato. Lasciando diciassette squadre sulla griglia di partenza, formula che non piace a nessuno tantomeno alla Fip.Basket
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Basket, dal caso Torino ai dubbi di Roma e Cremona: si rischia una serie A con 14 squadre
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