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Addio Franco Lauro, signore della televisione dello sport

D’improvviso, in silenzio, come se non volesse disturbare o preoccupare. Franco Lauro se n’è andato nel suo stile elegante, lasciando in tutti noi il ricordo di quel sorriso, della sua cordialità capace di mettere ognuno a proprio agio attraverso il tono sempre composto, quel modo di iniziare ogni trasmissione con “amici e amiche”. Che non era un vezzo, ma un modo di essere e di porsi. Troppo presto se n’è andato, avrebbe compiuto 59 anni il 25 ottobre prossimo. Il cuore lo ha fermato, nella sua casa. Lui che entrava con empatica umiltà nelle nostre, di case. Come nei rapporti umani. Il sorriso e la stretta di mano cordiale, la pacca sulla spalla. Mai invasivo, tantomeno invadente. Una brava persona, pensavi subito e non ti sbagliavi, in tempi in cui la voce che sbraita e la gara a chi urla di più stava per prendere il sopravvento. Una persona per cui dignità, professionalità e passione erano parole cariche di valore. Franco era apparso attorno a un campo di basket che conta a Roma, la sua Roma, speaker della squadra di Serie A1, all’inizio degli Anni 80. Già cullava e praticava la professione che era l’amore, vero e profondo. Canestri e calci a un pallone narrati sul campo senza mai un’esagerazione, rendendo invece popolari tante definizioni. Triple o tripla per il tiro da tre punti. Mica bomba, esagerato e inappropriato termine bellico. Oppure pitturato, tradotto dallo slang americano, per definire l’area. Se trovava qualcosa che gli piaceva, poi lo reiterava. Dal 1984 in Rai e inviato sui parquet, a bordo campo per le interviste, lavorando fianco a fianco con Gianni Decleva, in un rapporto di diverse personalità, ma sempre diretto. Come ricorda il collega su Facebook: «Difficile, per non dire impossibile,- spiegare cosa provo alla notizia della morte improvvisa di Franco Lauro. Perchè sarei ipocrita se dicessi che ci volevamo bene: nella lunga esperienza professionale vissuta insieme abbiamo litigato mille volte e si siano detti di tutto, è la pura verità. Avremmo volentieri usato il microfono per sbattercelo in testa,se non fosse servito per commentare qualche centinaio di partite di basket. Però abbiamo condiviso per anni lunghi momenti della nostra vita dentro e fuori dal campo, gioie sportive e delusioni, trasferte faticose ed allegre serate con i colleghi. Momenti che ci hanno unito,come è logico quando dividi a lungo le stesse esperienze. Ti perdono, perdonami».

Il basket era una comunità anche piuttosto numerosa, all’epoca: si cominciava assieme, si viaggiava e si dividevano attese e post partita. E lui che cercava il confronto professionale, magari, ma prima ti chiedeva come andasse a casa. Il sorriso e la calma mantenuta persino in quell’incredibile gara-5 di finale scudetto 1989, Livorno-Milano. Il canestro di Forti che c’è e poi non c’è, l’invasione di campo e il caos. Lì Franco si esaltava e scatenava, instancabile, come poi in studio, quando tra collegamenti e servizi – ad esempio per i Giochi di Atlanta 1996 – non si fermò per ore ed ore (gli amici narrano 32, quasi ininterrotte) nel giorno dell’attentato. Franco, la cui voce si faceva roca di pathos, per l’azione da 4 punti di Danilovic che assegnò lo scudetto 1998 nel derby Virtus-Fortitudo, ma subito tornava composta per analizzare. Franco che amava parlare, ma trovava il tempo giusto per lasciare spazio alla spalla tecnica. Senza sovrapporsi. Perché non si è mai sognato di spiegare tutto, mai si è sentito depositario del sapere sportivo, nonostante di sport ne sapesse, come ha ricordato il Ministro Spadafora riferendosi alla sua attenzione al movimento di base e dilettantistico.

Franco che tifava soltanto Italia, o almeno così lasciava giustamente trapelare, come all’Europeo d’oro 1999, o all’Europeo femminile 1995, quello d’argento. Franco che poi era passato ad altro ruolo, lasciando i canestri nel 2014, mai però distanziandosi con il cuore: otto Olimpiadi estive e una invernale, Torino 2006, sei Mondiali di calcio, altrettanti Europei, 12 Europei e 3 mondiali di basket. Potevi non vederlo per un anno e al primo incontro il consueto sorriso ti ricordava quanto il tempo fosse un dettaglio. Lo confermano ora i tanti giocatori azzurri che subito postano una sua foto, un ricordo, in rete.

Franco anziché spiegare cercava di capire e far capire, facendosi peraltro capire attraverso un uso del linguaggio sempre corretto. Ha percorso la strada di tutte le trasmissioni storiche Rai: la Domenica Sportiva, Domenica Sprint, 90° minuto, Dribbling versione Mondiali, i pre e post partita di Coppa Italia, quando il calcio era altrimenti passato su reti diverse. Cercando di trovare parole laddove le parole purtroppo non colmano il vuoto, tanti colleghi e compagni d’avventura in Rai, dirigenti sportivi, allenatori, i grandi club di calcio, lo ricordano. Per tutti valga il presidente del Coni Malagò: «Gentile, educato, elegante nel descrivere gli eventi, mai sopra le righe. Questo ricorderò di Franco Lauro, ottimo giornalista che ha saputo valorizzare al meglio ogni suo intervento prima con il basket, poi con il calcio, senza dimenticare i numerosi interventi nelle diverse edizioni olimpiche a cui ha preso parte distinguendosi per professionalità e rigore». Oppure uno delle spalle tecniche sotto canestro, l’ex campione Marco Bonamico: «Nella finale olimpica di Atene mi hai dato l’onore di aprire la telecronaca, perché eri così, generoso e imprevedibile». Ognuno conserva un ricordo proprio, un particolare, personale. Il mio risale all’Europeo 1999 e per me spiega meglio di ogni altro chi fosse Franco. Che in telecronaca ricorda la nascita della prima figlia di Gianluca Basile e del mio primo. Un gesto piccolo, di nessun interesse per chiunque altro, ma Franco voleva dire che era lì, al tuo fianco. E che, in fondo, si era tutti parte di qualcosa. Il campione come il collega, lo spettatore. Un signore, si sarebbe detto una volta. Un uomo perbene, che non aveva dimenticato gli inizi e perciò aveva una parola anche per i giovani agli inizi. Ciao Franco, tutto questo è assurdo, ma sappiamo bene che tu, se avessi potuto ci avresti salutato con quel sorriso. Disarmante.

P.G.
Il Direttore Xavier Jacobelli e la Redazione di Tuttosport si stringono ai familiari di Franco Lauro e ai Colleghi di Raisport in questo momento così duro e così difficile da sopportare.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/basket


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