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A2 – Gus Binelli ricorda la sua Trapani 2002-04

A2 - Gus Binelli ricorda la sua Trapani 2002-04

Arrivato a Trapani quando aveva già 38 anni, Augusto “Gus” Binelli fece ricredere più di qualche tifoso che pensava fosse venuto a monetizzare gli ultimi anni di carriera. Invece saranno due anni intensi nella Sicilia occidentale anche senza la gioia della promozione in A2: “Ricordi belli? Tantissimi. Non sarei  andato via – spiega Gus nell’intervista a Fabio Tartamella per La Repubblica edizione Palermo –­ se non per esigenze legate alla crescita dei miei figli.

Non posso che ripensare a come la gente ha voluto bene a me e alla mia famiglia. Quelle sono state due bellissime squadre, ricche di valori umani. Non  è un caso che io sia rimasto amico con molti dei miei compagni di allora. E non è un caso neanche che io sia rimasto tifoso della Pallacanestro Trapani,  che seguo sempre sui social e di cui ogni domenica guardo il risultato”.

Un ricordo del 29 maggio del 2003. Trapani ha un inatteso match point per l’A2: dopo aver vinto gara uno a Sassari, battere in casa i sardi significa promozione. È un giovedì sera, davanti a 7.000 spettatori, il record di presenze per il basket in città: “Mai vista una cosa del genere in B1. Il giorno prima  mentre ci allenavamo, vedevamo passare vicino al campo centinaia di persone che entravano al palazzetto, per comprare il biglietto. Fare attenzione a  quel viavai continuo di persone fu l’unico vero errore della stagione. Ci deconcentrammo”.

Coronavirus. “Chiunque capisce come mettere a rischio la salute di giocatori, allenatori, giornalisti e addetti ai lavori sarebbe stato sbagliato. È giusto che i campionati si siano fermati fermarsi qui. Non mi piace, però, l’idea che non debba essere assegnato lo scudetto. Io lo attribuirei a chi era primo  in classifica. Lasciare uno spazio vuoto nell’albo d’oro non sarebbe una bella cosa. Magari, questa crisi potrebbe comportare una crescita del  movimento, si potrebbero rivedere in serie A tanti giovani italiani. Se dipendesse da me, farei rimanere com’è l’A2, con due stranieri. E cambierei  completamente l’A1: le squadre dovrebbero essere formate da due extracomunitari, due stranieri comunitari e otto italiani. Solo così si potrebbero  motivare di nuovo i club ad investire sui settori giovanili.”

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