Quando indossi le scarpe da basket e calchi il parquet, ci sono stagioni particolarmente intense, indelebili: Francesca Parmesani, classe ’98 di Broni, difficilmente potrà scordare quella 2019/2020. Un’annata che ha portato la gioia dell’esordio in A1, che aveva inseguito a Crema in un percorso che negli ultimi due anni ha portato due Coppe Italia di A2, ma in cui è mancato il festeggiamento a fine stagione, pur andandoci tanto vicina: è arrivato tanto in termini di affetti, amicizie e gioie, ma non la promozione. La sua Serie A1 Francesca l’ha presa sposando il progetto di Broni, inserendosi da gregaria e imparando giorno dopo giorno dalle veterane: crescendo e passando da un’esordiente incerta a una giovane di carattere, consapevole però che c’è ancora tanto da fare. E infine, nel momento topico del torneo, è arrivata un’altra esperienza impossibile da cancellare, purtroppo in negativo: il caos che ha portato allo stop dei campionati. Lei però non si abbatte, e si prepara da casa dove ha ritrovato il bene più prezioso, la sua famiglia.
Parliamo della tua stagione d’esordio in A1 sinora. Per Broni un’annata di alti e bassi, complice qualche sfortunato infortunio: ma sei cresciuta nel corso della stagione e prima del break giocavi con più regolarità e convinzione rispetto agli inizi.
Di sicuro è stata una stagione caratterizzata dai tanti infortuni che ci hanno messo in difficoltà, sin dal precampionato, venendo sempre a mancare giocatrici molto importanti per noi: abbiamo fatto fatica a trovare e mantenere gli equilibri. Personalmente, a inizio stagione speravo di trovare spazio, ma ero anche consapevole che questo era un anno di transizione: il mio primo anno in A1, con gente molto più esperta e pronta. Il mio obiettivo è sempre stato lavorare giorno per giorno e ogni settimana fare uno step in avanti: per quanto riguarda il minutaggio, chiaramente è cresciuto anche in conseguenza ai tanti infortuni che purtroppo ci hanno colpito. Comunque, sono abbastanza soddisfatta di com’è andata finora.
Flashback all’ultima partita prima dello stop, anche per voi a porte chiuse a Schio. Che sensazioni hai provato?
Non mi era mai capitato di giocare a porte chiuse, il clima era surreale. Mi è dispiaciuto perchè era la prima volta che giocavo al PalaRomare e per questa occasione sognavo un’atmosfera diversa. Ma le circostanze lo imponevano e lo capisco appieno. Sembrava quasi di fare un allenamento o un’amichevole, ma eravamo lì per giocare e abbiamo giocato: pubblico o no, ha fatto poco la differenza.
Come avete preso la sospensione del campionato?
Date le circostanze l’idea della sospensione era già nell’aria, una volta avuta la conferma a caldo mi è dispiaciuto tanto, ma ripensandoci ovviamente ritengo la scelta giusta e corretta: adesso ci sono cose molto più importanti e urgenti a cui pensare, quindi mettiamo da parte il basket, le nostre passioni e tutto il resto, in questa situazione dove è richiesta la massima disponibilità da parte di tutti per seguire le regole che ci vengono date.
Vivi in Lombardia, militi in una squadra lombarda e hai giocato a Crema, località molto vicina alla zona da cui è partita l’emergenza, dove tra l’altro gioca anche tua sorella più piccola Federica (l’altra sorella, Chiara, gioca a Lodi in Serie B, ndr). I primi giorni sicuramente saranno stati molto particolari…
Ho vissuto la situazione iniziale mentre mi trovavo Broni, quindi non in prima persona, ma attraverso le testimonianze di amici, conoscenti, familiari e altre persone vicine a città come Codogno o altri luoghi messi in quarantena. In un primo momento è stato uno shock, non si capiva cosa stesse succedendo e sembrava impossibile che ciò che era accaduto in Cina potesse capitare anche qui. All’inizio però, a parte lo shock, forse non avevamo capito la potenziale pericolosità della situazione: si poteva intuire fosse qualcosa di serio, ma mai avremmo pensato si potesse sviluppare in questo modo.
Adesso attendiamo tutti in casa, per superare questo periodo di crisi. Raccontaci qual è la tua routine quotidiana.
Ho avuto la fortuna di poter rientrare subito a casa con la mia famiglia. Ci alleniamo. Le mie sorelle giocano a basket come me quindi anche loro hanno bisogno di rimanere in forma, e ci facciamo compagnia durante gli allenamenti, in cui seguiamo le schede che ci hanno mandato i nostri preparatori fisici. Facciamo allenamento la mattina o il pomeriggio, a volte anche entrambe le volte… (si ferma, fa una piccola pausa)
Ok, dico la verità: solo una delle mie sorelle si allena con me, la più piccola, Federica! Chiara è un po’ più pigra, si unisce a noi molto raramente, però ci prova! (scherza e sorride) Siamo anche riuscite a coinvolgere nostra mamma, senza dover troppo insistere, e pure lei prova a seguire gli allenamenti che facciamo, mentre mio padre in questo periodo è tra quelle persone che continuano a lavorare.
E oltre lo sport?
Quando non ci alleniamo, io e Chiara studiamo per gli esami per l’Università o seguiamo le lezioni online. Federica invece studia per la scuola, frequenta la terza superiore. La sera sfruttiamo il tempo per stare un po’ in famiglia: questa stagione, stando a Broni, ho avuto poco tempo per stare con loro quindi cerchiamo di approfittare al massimo di questi momenti. Guardiamo film, facciamo giochi da tavolo o parliamo: quest’anno mi è davvero mancato tanto.
Anche da parte di Francesca, di Federica e Chiara, della loro famiglia, l’appello è sempre lo stesso, tanto che la guardia di Broni conclude così: “Si tratta di un momento difficile per tutti, l’unica cosa che possiamo fare è rispettare le regole e cercare di aiutare in qualsiasi modo: anche quando può voler dire soltanto rimanere a casa”.
#IORESTOACASA
(Foto Della Fiore Broni – Marco Picozzi)