MODENA – Su Tuttosport di oggi torna a parlare – dopo la chiusura anticipata del rapporto con la Sir Safety Conad Perugia – l’ex tecnico degli umbri Lorenzo Bernardi. In una intervista rilasciata a Diego De Ponti il tecnico parla del suo club, del futuro e dell’azzurro.
Bernardi, come definirebbe la sua estate? “Anomala, nel senso che non ho a breve situazioni nuove di cui occuparmi. Mi prendo il mio tempo e seguo la vicenda che è scaturita dalla chiusura del rapporto con la Sir. Passata l’estate inizierò un giro di approfondimento nelle maggiori realtà del nostro campionato. Credo che sia sempre utile confrontarsi sull’evoluzione dei modi di preparazione. C’è sempre da imparare”.
C’è molta amarezza per quello che è successo a Perugia? “Grande amarezza e tanta delusione per le modalità. Il rapporto si è risolto in maniera non consona e non corretta. A questo punto la sede opportuna per derimere la questione è quella del giudice del lavoro”.
A livello tecnico-sportivo si può fare un bilancio di quell’esperienza? “E’ stata straordinaria. Il bilancio è ottimo. Perugia prima del mio arrivo era una società che non aveva mai vinto. In due anni abbiamo portato in bacheca quattro trofei. Sono traguardi che altre società non possono dire di aver raggiunto. La squadra ha vinto due regular season, il che vuol dire aver saputo mettere in campo una costanza di rendimento invidiabile”.
Quella gara 5 di finale scudetto con Civitanova ha lasciato un segno? “Questo non lo so. Riflessioni su quella partita ne ho fatte molte ma non mi sento di recriminare nulla a nessuno, nè tanto meno a me. Di certo ci sono state due partite. La prima l’abbiamo dominata fino al 2-0, la seconda è stata un’altra cosa. In fondo avevamo vinto la Coppa Italia, qualche mese prima, nella stessa maniera. Lo abbiamo visto succedere nelle qualificazioni femminili alle Olimpiadi, ai Mondiali Under 20, è successo nel calcio. Sono situazioni che fanno parte dello sport e solo chi ha una cultura sportiva pub capire che è sempre successo e sempre succederà”.
Ha seguito i giovani impegnati con la Nazionale nella Nations League? “Li ho visti all’opera e ho apprezzato la scelta, corretta, di dare loro la possibilità di di confrontarsi a questo livello per crescere. Nell’ultima settimana è mancato anche Giannelli e non si può regalare agli avversari un giocatore così. Tra i giovani Roberto Russo è un giocatore che io ho segnalato alla società perché, a mio avviso, ha prospettive importanti. Ha un futuro, ma non posso dire se sia già pronto per la Superlega non avendolo allenato io”.
Giannelli a 18 anni era titolare, perché è così difficile portare i giovani in prima squadra? “Giannelli è un predestinato. A 18 anni sembrava già un veterano e lo considero tra i tre palleggiatori migliori al mondo. Inoltre ha dieci anni di crescita davanti a sé. Gli altri giovani avrebbero bisogno di entrare nelle quattro migliori società italiane, come si fa in Nba. Non da titolari ma per crescere”.
Andrà a Bari a seguire l’Italia nel torneo di qualificazione olimpica? “No, è il giorno del mio compleanno. Me la guarderò in tv e tiferò. Per quelli che hanno vissuto la stagione di Velasco e dei Mondiali, la maglia azzurra è dipinta nel cuore. Con la Serbia sarà una partita alla pari. Abbiamo solidità, grande qualità, giocatori come Juantorena. Per vincere credo che conti quello che si fa dalla nostra parte del campo. E sappiamo farlo”.