MODENA – Il tema del professionismo dello sport femminile, ad iniziare dal calcio reduce dall’effetto Mondiale, è caldo. Soprattutto dopo l’approvazione dell’emendamento alla manovra dalla commissione Bilancio del Senato che propone l’esonero contributivo al 100% per tre anni per le società sportive femminili che stipulano con le atlete contratti di lavoro sportivo.
Un primo passo storico al professionismo nello sport per le donne in Italia.
Sul tema questo l’intervento social di Mauro Berruto, ex Ct azzurro, bronzo alle Olimpiadi di Londra 2012. (p.s.: Magari in Lega Femminile le alte cariche alla ricerca di un direttore generale di Legadonne potrebbero pensare ad una figura come lui, invece che a ex dirigenti di club da riciclare…).
di Mauro Berruto
Splendida notizia!
Ora, tuttavia, qualcuno mi spiega perché quei pallavolisti (atleti, allenatori, staff, uomini, donne) che si allenano 6-7 ore al giorno, vivono in città diverse dalla propria esercitando solo quel mestiere, che spesso non hanno neppure modo di poter continuare gli studi, che sono chiamati in campo anche il giorno di Natale, sarebbero puri dilettanti?
Al netto di alcune superstar (perché neppure loro si esprimono?), quanti sono quelli che nei campionati maggiori hanno poi modo di trascorre un pezzo importante di vita con quanto guadagnato senza, per dire, il versamento di un euro di contributi pensionistici in decenni di carriera, senza tutele in caso di gravidanza o di infortuni gravi, spesso in balìa di contratti, diciamo così, creativi?
Perché il campionato che esprime i due club campioni del mondo (ma le condizioni di cui sopra valgono anche per alcuni campionati di categoria inferiore) e che si dichiara l’Nba della pallavolo, continua a non voler affrontare questo tema?
Perché nessuno si pone almeno una domanda?
Per quale ragione un pallavolista dovrebbe subire questa enorme disparità di trattamento rispetto a un calciatore o a un cestista? Evviva le calciatrici professioniste e che questo (primo, anche per loro) passo sia l’inizio.
Per tutti, però.