MODENA – Parte con un po’ di ritardo l’avventura di Andrea Giani con Modena, un’ora sull’orario previsto della conferenza stampa causa problemi del volo proveniente dalla Germania. Una rappresentazione ultima di quella che forse doveva essere ed era scritto che fosse. L’ex eterno ragazzo che lanciava i gelati Maxicono in uno dei primi spot pubblicitari con giocatori della pallavolo, nei lontani anni ’80, è arrivato dove doveva arrivare, a Modena… Forse con qualche anno di ritardo sul destino.
EFFETTO PALAPANINI – Le prime parole sono il trasmettere i brividi che il “Giangio” percepisce: “Quando entri qui, al PalaPanini, è una cosa diversa. Si partecipa, si è coinvolti anche quando si è avversari. Ho sognato di tornare qui, sin da piccolo sognavo questo palasport. Ero piccino quando venni qui a fare un provino per Modena e pranzai a casa di Luca (Luca Cantagalli, confermato vice allenatore del club). Qui ho perso scudetti e ho vinto il mio primo, qui ho avuto l’occasione di cambiare e diventare allenatore. E’ una grande responsabilità, ma quando non ci sono? Dico solo una cosa, qui al PalaPanini si gioca sempre per vincere”
Per non rovinare il clima per il ritorno di uno dei personaggi più amati in città nella conferenza stampa non si è potuto fare domande sui giocatori. Ma sulla squadra Giani si bilancia…
LA SQUADRA – “Anderson? Lo vedo bene in 4” dice, riaprendo il portone a Zaytsev che alla fine resterà a Modena, oltre che per il contratto in essere, anche per mancanza di alternative visto che patron Giulianelli, di fatto, con i toni usati a Berlino ha fatto intendere che è rimato deluso dal cambio di decisione del giocatore e il portone biancorosso è stato chiuso allo Zar a doppia mandata.
PASSIONE – Parla di passione Giani, quando parla di quanto dovrà mettere in questa nuova avventura. Al suo fianco Catia Pedrini, presidente del Club, Giulia Gabana, vice presidente e Andrea Sartoretti, oggi suo Ds, di fronte Cantagalli. Scena suggestiva i tre ex giocatori saranno insieme in panchina nel prossimo campionato. “Appena ricevuto l’offerta ci ho pensato, ho sentito Velasco, ho deciso e poi chiamato patron Fusaro”.
DECISIONE VELOCE – “Questa è una realtà unica. Ho fatto scelte da giocatore. Sono tornato oggi prendendo una decisione molto veloce. Per un giocatore e allenatore è obbligatorio passare da Modena e pochi sanno vivere Modena. Nei tantissimi anni che sono stato qui, ho visto passare tanti allenatori, tanti giocatori, ma questa città, questa realtà è una realtà davvero unica. Ho molta esperienza in più, cercherò di portare l’esperienza che ho fatto un questi 10 anni. Oggi la pallavolo non è fatta solo di risultato, ma è fatta anche di crescita globale di una squadra. In questo periodo ho imparato e sto continuando a imparare quegli strumenti che servono una squadra per arrivare ad avere una sola identità”.
CRESCERE E VINCERE – “Al di la di vincere, tutti vogliono vincere, io amo vedere i giocatori che al termina di una stagione sono cresciuti. Titolari, riserve, vale anche per lo staff, avere persone di fianco che iniziano ad un livello e finiscono ad un altro. Credo che l’allenatore abbia un ruolo importante, credo decisivo. Qui lo si può fare in un contesto dove alla fine si gioca anche per vincere. E’ una cosa che a me mancava un pochettino. Oggi ho questa opportunità. Al di là di quello che faremo, credo che qui ci siano le potenzialità per vincere”.
LA RESPONSABILITA’ – “Catia parlava di ‘mangia allenatori’, ma le quattro squadre di vertice sono più o meno tutte simili, se non si fa risultato ovunque gli allenatori vengono rimessi in gioco. E’ normale, fa parte di quello che facciamo, fa parte di quello che è il nostro mondo italiano”. “Le sfide vanno prese, ci sono pro e contro, ma è quello che io voglio fare. Ringrazio Catia, Giulia, Andrea che mi hanno scelto”.
IL TIMING GIUSTO – “C’eravamo un po’ rincorsi. Ci voleva il timing giusto, è arrivato. I due anni a Milano sono stati belli, straordinari per i risultati, ho lasciato una società e una squadra con risultati e crescita incredibile e, anche se sono andato via, ho la coscienza a posto. Ho lasciato in mano a Lucio Fusaro (il presidente di Milano, ndr) una squadra estremamente competitiva, abituata ad allenarsi per crescere e giocare per vincere. Mi è dispiaciuto, anche se Fusaro dice che se mi dispiaceva non sarei dovuto andare via, ma bisogna a volte seguire quelle che non sono situazioni razionali. Modena mi ha dato una grande opportunità, è giusto che possa aprire un ciclo in questa società”. “Quando mi hanno informato di Julio chiudeva la sua carriera per una parte mi dispiaceva, poi ho dormito su quanto offertomi. Il giorno dopo ho chiamato Lucio (Fusaro, ndr) per dire che accettavo l’offerta di Modena, poi ho chiamato Velasco e anche lui mi ha dato una mano a chiarirmi. Quindi ho detto sì a Modena, una piazza dove si gioca per vincere.”
IL DOPPIO INCARICO – “E’ una regola scritta malissimo, ma c’è ed è chiara. E’ un balzello enorme, a carico della società, una cifra importante (50.000€, ndr). Non giustificata da quello che facciamo. E’ il Consorzio di Lega che ha deciso. Speriamo che in futuro venga cambiata”.
CON I NOMI SULLA CARTA SI VINCE SUBITO – “Vogliamo preparare la miglior squadra possibile. Poi con il quadro completo capiremo che tipo di squadra sarà. Con i nomi sulla carta si vince subito, ma sul campo non funziona così. Cercheremo di fare la miglior squadra possibile poi starà a me farla giocare nel miglior modo possibile. Lavoro mio e dello staff. Stiamo lavorando”.
LA CENTRALITA’ DEL TECNICO – “Ero a Berlino per la Champions e nei giorni precedenti ho seguito le finali di Superlega. La Lube ha fatto una grandissima impresa in soli sette giorni, il 3-2 di gara 5 e poi, dopo 4 giorni, ha dominato la Champions, mettendo in mostra il suo vero potenziale. Vanno fatti i complimenti a Fefè che da quando preso in mano la squadra l’ha cambiata”.
NON BASTANO I GIOCATORI PIU’ FORTI – “Fefè ci ha mostrato che per quanto tu possa avere i giocatori più forti, chi conta in mezzo è la figura dell’allenatore. Quando i progetti nascono con al centro la figura dell’allenatore sono i più forti. Alla fine il modo di giocare di una squadra lo fa l’allenatore. Abbiamo visto che anche prendendo i giocatori più forti non sempre si riesce a raggiungere l’obiettivo che ci si era prefissi ad inizio stagione”. “Quando hai proprietà e dirigenza che lavorano insieme ad allenatore i risultati sono fattibili. La Lube è un esempio: con l’arrivo di Fefè la società si è schierata con allenatore e ha creato i presupposti per lavorare al meglio”.
CEV O NON CEV? – Catia Pedrini e la società vorrebbero evitare la partecipazione alla Cev (“ma se Giangio dice che bisogna giocarla…”). Giani a domanda specifica: “Per me giocare è importante, è un modo per continuare a lavorare sugli obiettivi e far crescere giocatori”.