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Egonu-Barbolini, l'abbrraccio come Materazzi-Mou

“Arrivo subito, ma lasciami prima salutare Paola”. Massimo Barbolini ha portato a termine la sua missione, l’ennesima Champions di una carriera da vincente, l’ultimo sforzo è un’intervista che sta per rilasciarci, ma con la coda dell’occhio vede la sua MVP che sta per lasciare il palazzetto alla fine della festa organizzata a Novara e la raggiunge per un ultimo, commosso, saluto. È Paola Egonu, probabilmente la più forte del mondo, vent’anni e altri venti davanti da fenomeno. L’ha vista arrivare dal Club Italia, l’ha vista crescere, tecnicamente, tatticamente e mentalmente. Probabilmente l’ha vista anche soffrire, quel che è certo è che sabato l’ha vista vincere, da protagonista, a Berlino. E che ora la sta vedendo andar via, direzione Conegliano, la squadra della sfida infinita con Novara: all’Imoco supercoppa e scudetto, all’Igor Coppa Italia e Champions. L’immagine, in un angolo, all’imbocco degli spogliatoi, è emotivamente forte, perché intima, spontanea, arrivata alla fine di un’avventura finita nel migliore dei modi, ma che si vorrebbe continuasse all’infinito. Un po’ come quell’abbraccio, fugace ma intensissimo, tra Materazzi e Mourinho dopo la Champions vinta a Madrid: Mourinho che scende dall’auto, abbraccia il suo giocatore, risale in auto, parte per fare l’allenatore del Real. Qui nessuno scappa via su un’auto di notte, nessuno piange, ma il senso di distacco è molto simile.


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