ROMA – Si ritira a 29 anni: “Ho avuto tutto quello che potevo desiderare e il prossimo Australian Open sarà il mio ultimo torneo”. Come capita sempre più spesso nel mondo dello sport ad alto livello, Caroline Wozniacki non ne poteva più. Girare, partire, arrivare, albergo, campo, taxi, albergo, allenamento, partita, albergo, check-in. E basta! Il tennis ti mangia. Ammette che l’artrite reumatoide che ha scoperto di avere meno di due anni fa non c’entra con questa sua decisione estrema. Può darsi. Ma può anche darsi di no. Certo colpisce che una come lei molli. Una che ha costruito la sua intera carriera sul far mollare prima le altre. Quindi sotto c’è qualcosa di grosso, di importante. Più importante dei guadagni. Per capire chi fosse in campo Caroline, bisogna tenere a mente non tanto una partita quanto un tempo: 3h26’33”. Con questo tempo chiuse la maratona di New York nel 2014. Pazzesco per una tennista professionista. Tanto da pensare: non è che avrà sbagliato sport? Certo che no. Ma le sue qualità erano soprattutto una qualità: la resistenza. Anzi quasi una resilienza. Caroline, danese di Odense nata da genitori polacchi, è stata forse la prima tennista, sicuramente la prima n.1 del tennis femminile dell’era open, a essere costruita per difendere, indifferente alla fatica. Immaginiamo Djokovic con i capelli lunghi e biondi.
Da giovanissima era più aggressiva. Poi, una volta entrata nel circuito maggiore, si è accorta di non avere colpi killer. Ha aumentato la forza senza aumentare la massa, ha migliorato la capacità aerobica perfezionando la tecnica (più si è tecnicamente a posto e meno si consuma). Giocava al gatto col topo. Solo quando le altre avevano di più, ma molto di più, cedeva. Personaggio sorridente, positivo, leggero. Ma all’occorrente una belva. Sul suo modello è nato il nuovo tennis femminile. Le nuove picchiatrici alla Osaka un po’ da lei hanno preso (anche se il diritto lo caricano come i maschietti ormai). Nelle partite di Caroline si andava quasi sempre alla rottura prolungata (dell’altra). Non ha mai rubato l’occhio per la bellezza del gesto. Correva spesso in ingobbita. E anche quel suo servizio a bocca spalancata non rientrava certo nel manuale dell’estetica. Però funzionava. Cioè le funzionava tutto. Caroline fu n. 1 a distanza di anni per tre periodi: da ottobre 2010 a novembre 2011, da febbraio 2011 a gennaio 2012 e da gennaio 2018 a febbraio 2018. Proprio nel 2018 vinse il suo unico Slam a Melbourne (più due finali perse allo Us Open nel 2009 e nel 2014). Si è sposata a Montalcino con l’ex Nba David Lee dopo una turbolenta storia col golfista McIlroy: “E’ questo il mio futuro”. La famiglia. Il vero servizio vincente, a quanto pare.