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Tennis, Wimbledon: Fabbiano avanti ancora: “Sto trovando le giuste sensazioni”

LONDRA – La scena finale, quella dei saluti, dice tutto: Thomas Fabbiano offre la mano a Ivo Karlovic, e gli arriva alla spalle. Neanche, forse è ad altezza ascelle. Fa sorridere, ma l’immagine è utile per capire che tipo di partita sia stata quella che, come ovvio, è stata definita Davide contro Golia. E ha vinto Davide, senza la fionda ma con la rapidità delle gambe, la valocità del braccio. Solo queste armi potevano spuntare un tipo che ha realizzato 38 ace ed è da sempre conosciuto com Mr Ace: il 40enne croato Karlovic, che nella sua carriera ha servito la palla – senza che l’avversario la sfiorasse – oltre 13mila volte.

Non male, vero? Per questo Fabbiano, alla vigilia, aveva dato per scontato che ci sarebbero stati dei games nei quali avrebbe fatto lo spettatore. E così è stato. Ma è stato talmente bravo da togliere per due volte il servizio all’avversario, nel primo e nel terzo set che ha vinto con il medesimo punteggio: 6-3. Peccato che la cosa non sia riuscita nel secondo e nel quarto, dove si è finiti al tie-break e l’abbia spuntata il croato. Per fortuna che nel quinto set il tie-break si disputa – a Wimbledon – solo sul 12-12, e dunque c’erano delle possibilità maggiori per il pugliese. Che, nel decimo gioco, le ha colte ottenendo il terzo tutno e confermando, quantomeno, il risultato dello scorso anno. Solo che rispetto al 2018 Fabbiano è molto più consapevole dei propri mezzi, e sta vivendo un momento positivo e sereno. Per cui nulla gli è precluso. Ora dovrà vedersersela con Verdasco.

“Sono molto contento perché sono sempre rimasto nel match nonostante i moltissimi ace di Karlovic – sono le parole di Fabbiano -. Tra il quarto e il quinto set ho accusato un po’ di stanchezza, più mentale che fisica però”. L’italiano ha concesso una sola palla-break, nel quinto set, dopo due ore e 58′ di gioco. “In quel momento della partita quel punto valeva come un match-point, sono stato fortunato ad annullarlo, ma penso comunque di aver vinto con merito. C’è voluto un po’ di tempo perché ritrovassi le giuste sensazioni sull’erba, ma poi penso di aver dimostrato che qui posso dire la mia anche con giocatori molto forti. L’erba è certamente la superficie che preferisco, ma io resto comunque per la varietà delle superficie, così da consentire a ciascuno di noi di potersi esprimere al meglio”.

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Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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