Slam, atto secondo: Parigi. Si cambia colore, rispetto a Melbourne: dal blu cemento alla terra rossa. Benvenuti a casa Nadal, siete pregati di pulirvi le scarpe prima di entrare. Il re di questa superficie non ammette che si infrangano le regole, e quella principale è che il vincitore è sempre lui. Più o meno: dal 2005 al 2018 soltanto tre volte il vincitore ha avuto un nome diverso (2009, Federer. 2015, Wawrinka. 2016, Djokovic), ma nelle altre undici edizioni lo spagnolo ha sempre trionfato.
E quest’anno? Beh, la storia potrebbe essere più interessante. Per alcune ragioni, la prima: Nadal s’è sbloccato giusto a Roma, nel 2019 non aveva mai visto una coppa. La seconda: Djokovic ha ritrovato la sua serenità, familiare e agonistica. La terza: nel tabellone c’è il gradito ritorno di Federer quattro anni dopo. La quarta, potrebbe esserci qualche outsider giovane con delle pretese ambiziose, vedi Thiem e Tsitsipas.
Si comincia domenica, al Bois de Boulogne. Ma prima, giovedì sera, s’è tenuto il sorteggio. E chi ha favorito? Il padrone di casa, naturalmente: Rafa è stato inserito nella parte bassa del tabellone e voilà, come per incanto, ha evitato Djokovic (ovviamente) e poi gente come Fognini, Zverev, Thiem e Del Potro. Dalla sua parte ci sono solo Federer e Tsitsipas (dei nomi di un certo rilievo). Non solo: teoricamente lo spagnolo dovrebbe incrociare solo lo svizzero in semifinale, che dovrà sopravvivere a uno scontro diretto con il giovane greco. Mentre il buon Djokovic, in un ordine puramente teorico, dovrà liberarsi prima di Coric, di Fognini, di Zverev e infine di uno tra Del Potro e Thiem.
Per il serbo numero uno del mondo il Roland Garros è la sua prova del nove, il test della verità riguardo alle sue intenzioni di conquistare, di realizzare il Grande Slam. Che, lo si dice per i neofiti, l’impresa di trionfare nei quattro tornei major del tennis, che sono l’Australian Open, il Roland Garros, Wimbledon e lo US Open. Djokovic c’è andato vicino in passato (2011, mancò solo Parigi), ora ci crede e lo ha anche detto pubblicamente (anche Nadal ha sfiorato l’impresa magica, nel 2010: non vinse a Melbourne).
E l’Italia? Nel 2018 un azzurro, Marco Cecchinato, centrò la semifinale. Un exploit storico. Ripetersi sarà dura, ma sarebbe bellissimo. In più c’è Fabio Fognini in gran spolvero, reduce dal trionfo di Montecarlo. Al ligure toccherà un primo turno brutto moralmente, il derby contro Andreas Seppi. Ad ogni modo sarà grande Italia, con nove tennisti in tabellone: oltre a Fognini, Cecchinato, Berrettini, Seppi, Fabbiano e Sonego, si sono aggiunti Caruso, Travaglia e Bolelli. Al giovane Sonego tocca il compito più suggestivo e ingrato: un primo turno contro Federer già domenica. Questi gli altri accoppiamenti: Fognini-Seppi, Caruso-Munar, Travaglia-Mannarino, Bolelli-Pouille, Fabbiano-Cilic, Cecchinato-Mahut, Berrettini-Andujar.
Infine, le donne: in generale non c’è una favorita d’obbligo, per cui si attendono sorprese: Osaka, Halep, Pliskova e Serena Williams meritano fiducia, ma ognuna dovrà faticare per arrivare fino in fondo. Qui l’Italia ha rischiato di non esserci perché l’unica ammessa di diritto, Camila Giorgi, ha dato forfait per motivi fisici e la sua lontananza dai tornei comincia a diventare un caso. Fortunatamente Jasmine Paolini, e Giulia Gatto-Monticone. hanno vinto le qualificazioni. Grande gioia soprattutto per quest’ultima: la torinese, 31 anni, si toglierà lo sfizio di giocare il suo primo Slam, dopo anni di sofferenze per una tendinite. Complimenti.