ROMA – Primo trio in campo alle 7,30. Un’ora dopo, ecco Francesco Molinari, abbinato all’irlandese Shane Lowry, che al torinese ha soffiato la corona del British Open. Alle 13 sarà il momento di Justin Rose, campione olimpico e dello Us Open. La lista di stelle del golf è lunga e impossibile da elencare senza annoiare, ma questo capita, è normale in un grande torneo. Quel che è diventato il 76° Open d’Italia, che dopo diciassette anni torna a Roma, sulle 18 buche dell’Olgiata Golf Club, in vista dello storico appuntamento della Ryder Cup 2022 al Marco Simone in piena ristrutturazione. Attraendo i campioni con un montepremi di 7 milioni di euro (gli Internazionali di tennis arrivano a 5,3), la suggestione di giocare nella città del futuro big match Europa-Stati Uniti, e in definitiva il fascino dell’Italia che ieri ha accolto con un sole estivo giocatori pronti a godersi il clima di Roma.
Un ottimo approccio al torneo che durerà fino a domenica, ospiterà dieci vincitori di major (ci sono anche Kaymer, Willett, Harrington, McDowell, Olazabal, Immelman, Campbell) e girerà tutto attorno a un giocatore arrivato dove mai un italiano si era spinto: alla vittoria nel 147° British Open 2018, uno dei quattro Slam (major) del golf, ma anche alla Ryder Cup conquistata a Parigi con una formidabile sequenza di cinque vittorie su cinque (tre contro Tiger Woods), senza dimenticare la classifica finale del tour europeo (Race to Dubai). Aggiungendo al suo periodo d’oro successi al Pga Championship a Wentworth, al Quickens Loans National e quest’anno all’Arnold Palmer Invitational, gli ultimi due tornei sul durissimo circuito americano. Tour sul quale Molinari, lo scorso aprile, era a un passo dalla vittoria nel Masters, sfumata nelle ultime buche, e da quel momento, da quella delusione, i risultati non sono stati all’altezza di quella indimenticabile serie. Ma Francesco detto “Chicco” è pronto a riaccendersi, e tornare a casa dopo tanto girovagare (vive a Londra e gioca sopratutto negli Usa) potrebbe essere la scintilla che sta aspettando: “Diventare il primo italiano a vincere tre edizioni dell’Open d’Italia è uno dei miei grandi obiettivi. Spero di riuscirci già questa settimana” ha detto alla vigilia, ricordando i suoi successi nel 2006 e 2016. “Fisicamente e mentalmente arrivo preparato. Gli ultimi tornei sono stati positivi, nonostante qualche imperfezione, ho buone sensazioni e spero di partire con il piede giusto”. Quel che non gli è successo all’ultimo British Open, partito male per poi concludersi con un acuto che ha confermato la qualità del gioco dell’italiano che, in un mondo dominato da sempre da americani, britannici, sudafricani, spagnoli, è stato soprannominato “Laser Frankie” per la precisione chirurgica nelle giornate più brillanti.
Molinari è uno dei nostri connazionali più conosciuti (i praticanti nel mondo sono cento milioni), i suoi successi uniti all’assegnazione della Ryder Cup hanno messo l’Italia al centro di uno sport davvero globale. Molinari sente che è un momento chiave per promuovere il suo sport: “Bello vedere qui a Roma giocatori di livello mondiale. Giocare a Roma in vista della Ryder 2022 è emozionante”. A cercare di dargli manforte altri italiani, a partire dal fratello Edoardo (suo compagno nella Ryder Cup vinta in Galles nel 2010), da Andrea Pavan, Renato Paratore, Guido Migliozzi, Nino Bertasio, gente ormai rispettata sui tour internazionali. L’unione, si sa, fa la forza.