Fabio Fognini ha interrotto a Madrid la striscia vincente di otto partite che era cominciata al 1° turno del Masters di Montecarlo e culminata con il trionfo nel Principato. Strada sbarrata agli ottavi del 1000 madrileno da quel Dominic Thiem che si è dimostrato, al momento, l’uomo più caldo del circus. Il ligure, però, si consola salendo al numero 11 della classifica Atp ritoccando il suo best ranking (attualmente è numero 12 Atp). Fogna potrebbe dunque centrare l’ingresso nei top ten la prossima settimana a Roma, palcoscenico ideale per un traguardo che sarebbe storico per il tennis italiano: l’azzurro difende i punti conquistati nel 2018, quando si arrese ai quarti di finale a Rafa Nadal. In passato sono stati solo due i giocatori italiani a raggiungere tale traguardo da quando è stata istituito il ranking ATP nel 1973. Il migliore degli azzurri nell’era Open è Adriano Panatta, giunto al numero 4 nel 1976, l’anno della conquista degli Internazionali d’Italia e del Roland Garros. Dietro di lui c’è Corrado Barazzutti, salito fino al numero 7 nel 1978, che precede appunto Fabio Fognini (11) e Paolo Bertolucci (12).
Pietrangeli il migliore dell’era pre-Open
Questa graduatoria non tiene conto del tennis che ha preceduto l’era Open. Negli anni Cinquanta-Sessanta, quando ancora i computer non esistevano, la classifica mondiale veniva stilata dal giornalista Lance Tingay, che scriveva per il “Times”. Nicola Pietrangeli, vincitore al Roland Garros nel 1959 e 1960 e agli Internazionali d’Italia nel 1957 e 1961, è stato indicato come numero 3 del mondo (n° 1 sulla terra rossa) sia nel 1959 che nel 1960.