La smorzata di Ceck, da Palermo a Parigi
Ora Cecchinato è cresciuto, nell’ultimo anno ha iniziato a giocare a tennis per davvero, e senza paura. Aiutato anche dal suo coach Simone Vagnozzi: “Quando mi ha preso ero scivolato al numero 200, aveva tante pressioni, ma tutti i miglioramenti che ho avuto sono merito suo”. Soprattutto la smorzata di Ceck, il rovescio magico che ha conquistato Parigi: “É stato il primo a dirmi che se non avessi migliorato quel colpo non avrei avuto risultati”.
Stavolta farà le stesse cose di appena un anno fa, è troppo scaramantico per cambiare la routine. Stesso messaggio alla ragazza, stesse calze e infine sì, la doccia di sempre: “Se non è libera, aspetto”. Di sicurò riguarderà gli highlights del match che ha cambiato la sua storia, quel passante di rovescio che sorprende Nole e atterra prima dell’out: “Ogni tanto rivedo ancora la traiettoria della palla, e mi auguro che entri in campo”. Da Palermo a Caldaro, in Alto Adige: “E’ stato difficilissimo, ero abituato al sole e il mare, mi sono ritrovato tra la nebbia, la neve e le montagne. Avevo soltanto 17 anni, ero solo”.
“Dopo Parigi mi sentivo imbattibile”
Dal calcio al tennis grazie ai consigli di suo zio, dai Futures in Sardegna contro Novak ai tre titoli Atp vinti tra aprile 2018 e febbraio 2019: Budapest, Umago e Buenos Aires (in finale ha battuto Millman, Pella e Schwartzman. Prima ancora una squalifica di 18 mesi nel 2016 per scommesse illegali: “E’ stata una leggerezza di gioventù che l’ha costretto a lottare, l’ha fortificato e ha solo ritardato i successi che ha avuto. Era destino che arrivassero”.
Parola di papà Sergio, punto di riferimento totale. L’anno scorso, prima di fermare Novak Djokovic ai quarti di finale, Cecchinato sconfisse Copil, Trungelliti, Carreño Busta e David Goffin, prima di arrendersi a Thiem in semifinale: “Dopo Parigi mi sentivo imbattibile”.
In un anno è diventato un tipo maniacale. Cura il fisico e l’alimentazione, la tecnica e gli integratori, il riposo e gli allenamenti. Quel rovescio a una mano che prima lo penalizzava: “Ho lavorato sui miei punti deboli”. Ora è il numero 19 al mondo, un anno fa non era nessuno. Merito di Parigi, città dell’amore, custode di imprese. Garantisce Marco.