Dici Renault e pensi a , prima di qualsiasi altro modello della casa francese. E non può essere certo un caso. Magari fino a qualche anno fa, diciamo il 2012, quando venne introdotta la quarta generazione del fortunato modello, non era così. Perché c’erano le monovulume, Scenic su tutte, la stessa Megane, per non parlare dell’icona Renault 5. Ma da quell’anno, Clio è diventata l’identificazione totale di Renault sul mercato.
Questione di numeri, numeri importanti, impressionanti, sorprendentemente continui. Una sorpresa poi, che a guardare bene, è relativa. Perché quando riesci a centrare il disegno di una macchina, riuscendo a farla apprezzare in tutto il mondo significa che hai posto le basi per un successo duraturo. E bisogna dare a Cesare quello che è di Cesare, cioè a Laurens van de Acker, il responsabile del design di Renault che sette anni fa (9-10, pensando ai tempi dello sviluppo) pensò e realizzo questo gioiello cui la Renaul deve davvero tanto in termini di profitti
Prima un dato generale: pensate, dal 1990, anno in cui in concessionaria ne sono state vendute ben 15 milioni, sui tutti i mercati. Di cui oltre 1,6 milioni su quello italiano. Un autentico successo tricolore, decretato e sancito proprio da 2012. Non a caso Renault Clio da quattro anni consecutivi, cioè dal 2015, è l’auto straniera più venduta dopo le vetture del costruttore nazionale. Un record reso ancora più importante dai numeri del 2018: con 52.267 immatricolazioni Clio l’anno scorso ha infatti conquistato il secondo posto nel ranking globale delle vendite italiane. E come se non bastasse, con 290 pezzi venduti, l’Italia rappresenta il primo mercato estero di Clio.
E ora che arriva la , anche ibrida, chissà cosa potrà succedere.