ROMA – Uno dei tratti distintivi di Charles Leclerc, oltre all’enorme talento, è la sua umiltà e pacatezza. Caratteristiche che il giovane pilota della Ferrari ha “ereditato” da suo padre, scomparso nel 2017 e dal suo amico e mentore Jules Bianchi, scomparso nel 2015 per le conseguenze di un tragico incidente nel Gp del Giappone. “Mio padre e Jules mi dicevano sempre che avevo talento, ma che senza impegno non sarebbe servito a nulla. Resta umile e lavora duro era il loro consiglio che mi ha aiutato ad arrivare fino a qui“.
Nessuna paura
Poi Leclerc, nel corso di un’intervista alla BBC, spiega come il trauma di perdere un grande amico come Jules Bianchi in un incidente di gara non abbia influito sulla sua voglia di correre in Formula 1. “Non ho mai avuto ripensamenti dopo quella tragedia. Se cominci a praticare questo sport, sai benissimo quali sono i pericoli: non sarà mai sicuro al 100%. Io l’ho saputo dall’inizio e dopo la sua scomparsa ho continuato con più determinazione, con la voglia di dedicargli tutto quello che di buono riuscirò a fare. Jules è stato uno dei miei maestri“.