Nel corso dell’udienza preliminare svoltasi ieri mattina alla Corte distrettuale di Tokyo – per la quale sono state presentate 1.100 richieste di presenza da parte del pubblico, su 14 posti a sedere disponibili, l’ex tycoon del Gruppo Renault-NIssan-Mitsubishi, Carlos Ghosn ha protestato la sua innocenza. Il 64enne manager ha aggiunto che i pagamenti ricevuti dalla Nissan si basavano su compensi legittimi, ribadendo di non aver mai causato perdite finanziarie alla casa auto nipponica.
Durante l’udienza il giudice ha spiegato che Ghosn è in stato di fermo perché esiste il rischio di un occultamento delle prove, e la possibilità che lasci il paese. L’ex n.1 di Nissn-Renault si trova al centro di detenzione di Tokyo da 50 giorni con l’accusa di aver sottostimato i suoi compensi per un totale di 9 miliardi di yen, circa 80 milioni di dollari, in un periodo compreso tra il 2010 e il 2017, oltre a una serie di illeciti finanziari, tra cui il trasferimento di circa 15 milioni di dollari ad una succursale saudita tra il 2009 e il 2012. Lo scorso 31 dicembre la corte distrettuale aveva approvato la richiesta del pubblico ministero di allungare il fermo fino all’11 gennaio. Entro quella data l’accusa dovrà decidere se formalizzare una seconda incriminazione per abuso di fiducia.
Poche ore prima, l’attuale a.d. di Nissan, Hiroto Saikawa aveva dichiarato, ai margini della riunione di inizio anno dei manager del comparto auto: “Ci attendiamo un cambio significativo nella struttura del gruppo dopo l’uscita di scena dell’ex presidente Carlos Ghosn”. Un riferimento esplicito all’attesa modifica dello statuto sulla governance, incluso l’incremento del numero dei direttori indipendenti e la revisione del ruolo del nuovo presidente dell’alleanza Nissan-Renault-Mitsubishi Motors.
Il comitato interno della Nissan, composto da 7 membri – tra i quali esperti indipendenti di settore, dovrà formulare una proposta sulla composizione del Cda della casa auto nipponica in marzo. La sua attività si scontra con la volontà del partner Renault di mantenere una sfera d’influenza sul capitale azionario della Nissan, giudicata da quest’ultima sbilanciata rispetto al valore di mercato delle due aziende. Il costruttore transalpino controlla il 43% di Nissan, che genera gran parte delle redditività del gruppo ma possiede appena il 15% della Renault e senza diritti di voto.