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Mondiali, nell'Èlite delle grandi imprese azzurre

I Mondiali saranno pure nel grigio Yorkshire ma qui non ci piove, la più bella è azzurra. Ognuno con la sua. Se preferite, la volata di Mario Cipollini nel 2002 a Zolder, non fosse altro che per il sincronismo, perfetto, del “treno” italiano: Sacchi-Scirea-Petacchi-Lombardi in successione a scatenare il ruggito del Re Leone, che lascerà le briciole a McEwen e Zabel, non certo i primi arrivati (in effetti). Ma forse faremmo un torto alla “follia” di Paolo Bettini, solo contro tutti nel 2006 a Salisburgo e talmente “mostruoso” da alzare la bicicletta al cielo dopo il traguardo; oppure a Stoccarda, l’anno successivo, quando il Grillo scoccò allo sprint la freccia avvelenata nel cuore di Stefan Schumacher e di tutta la Germania affamata ancora di vendetta per la disfatta di Dortmund, caduta al fotofinish sotto i colpi dell’Italia del calcio. Ma in comune – Cipollini e Bettini – non avevano soltanto il sangue toscano e la classe, immensa, ma anche la guida, il deus ex machina di quei trionfi, l’indimenticabile Franco Ballerini che, prima di salutarci, confezionerà l’ultimo capolavoro del ciclismo nostrano al Mondiale: la doppietta Ballan-Cunego di Varese 2008. Erede – il “Ballero” – di un altro fiorentino illustre, quell’Alfredo Martini che da commissario tecnico della Nazionale si fregerà di 6 medaglie d’oro (oltre a 7 argenti e altrettanti bronzi): Francesco Moser nel 1977 a San Cristóbal (Venezuela); Giuseppe Saronni che nel 1982 in Inghilterra si esibì nella celebre “fucilata di Goodwood”; Moreno Argentin nel 1986 a Colorado Springs (Stati Uniti); Maurizio Fondriest nel 1988 a Renaix (Belgio); Gianni Bugno nel 1991 sempre a Stoccarda e nel 1992 a Benidorm (Spagna).


Fonte: https://sport.sky.it/rss/sport_ciclismo.xml


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