in

World Cup – “Senza Harden, il Barba del Mondiale sono io” parola di Gigi Datome

World Cup - "Senza Harden, il Barba del Mondiale sono io" parola di Gigi Datome

“Chi pecora si fa, lupo se lo mangia”. Con questo incipit molto serio, Gigi Datome rilascia una intervista a La Gazzetta dello Sport sulla preparazione ai prossimi Mondiali in Cina, anche scherzando (“Senza Harden, il Barba del Mondiale sono io”) la voglia di fare bene continua a trasparire fortissima.

Italia. Il nostro valore lo abbiamo dimostrato, manca ancora il guizzo per entrare nell’elite. Tre Europei tra le prime otto, ma solo nel 2015 eravamo attrezzati in ogni ruolo. In Cina va una squadra dal talento acclarato a cui manca un po’ di centimetri e fisicità, ma non la volontà. Troveremo delle soluzioni.

Lunghi, carenza. Perché? Non lo so. Genetica? Sfortuna? Il tema è complesso.

Passaporti facili per altri paesi. La nostra legislazione non è così elastica. Serve un minimo di attinenza: che sia la discendenza o un matrimonio. Altri Paesi concedono il passaporto per meriti sportivi dalla sera alla mattina. E una strada che non condivido. Mi pare un modo per nascondere i problemi tecnici sotto il tappeto, meglio affrontarli.

Squadra alla Sacchetti. Questa è un’Italia molto sacchettiana. Come struttura assomiglia alle sue squadre di club. Insomma, non cambiamo le sue abitudini. Ci fidiamo di lui e lo seguiamo. L’obiettivo finale è Tokyo 2020 e abbiamo due strade: arrivarci dal Preolimpico sarebbe un successo, direttamente dal Mondiale (vanno le due europee meglio classificate, ndr) un trionfo. Ci sono squadre più attrezzate, ma la maglia azzurra ti trasmette il senso dell’impresa.

Dopo, ancora Fenerbahçe. Quando Obradovic e Gherardini hanno deciso di proseguire, ho detto subito si. Era aprile/maggio. Milano mi ha cercato e mi ha fatto piacere ma avevo già dato la mia parola e sono felice della scelta fatta.

Fonte: http://feeds.pianetabasket.com/rss/


Tagcloud:

Roberto Russo: “Abbiamo aumentato il ritmo ma pensiamo a crescere ancora”

Massimo Colaci: “La pressione sarà tutta sulle nostre spalle”