L’ex play di Pozzuoli, ora ds della Virtus Roma, vede attorno al nuovo sodalizio la passione che guidò la Carpisa allo storico successo in coppa Italia
Spinelli, ex play di Napoli
E’ stato tra gli attori principali della Napoli dei miracoli, quella in grado nel 2006 di vincere una storica coppa Italia, giocare una semifinale scudetto persa alla quinta con la Fortitudo Bologna e qualificarsi per l’Eurolega. Coronamento di un inizio di millennio nel quale la città tornava finalmente a entusiasmarsi per la pallacanestro, mentre il calcio viveva gli anni bui del fallimento e della C1.
Lo ‘scugnizzo’ Valerio Spinelli, quarantanni compiuti da una settimana, veste oggi i panni di direttore sportivo della Virtus Roma, nobile decaduta oggi tornata nella massima serie. “Un ruolo impegnativo, che ti tiene occupato 24 ore su 24. Smetti di essere protagonista in campo per lavorare nell’ombra, ma sempre con lo stesso entusiasmo e la stessa determinazione”.
Nella capitale ha ritrovato Piero Bucchi, coach con il quale ha vissuto a Napoli due stagioni di vertice.
“Ci siamo conosciuti ai tempi della Carpisa. C’è stima reciproca e lavoriamo in perfetta sintonia”.
Ti capiterà di parlare con Bucchi di quel biennio, annate che hanno lasciato il segno nella carriera di entrambi.
“Certo e non potrebbe essere altrimenti. Durante la scorsa stagione nei momenti difficili, pochi a dire la verità, ricordavamo aneddoti legati a quel periodo per farci forza e trasmettere entusiasmo alla squadra”.
Quale era il segreto di quel gruppo?
“Le qualità umana, che integravano perfettamente quelle tecniche. Lo spogliatoio era molto unito, avevamo fiducia l’uno nell’altro e in campo ci divertivamo. E si divertiva anche il pubblico, il palazzetto era sempre pieno. Tutti presupposti fondamentali per puntare ad alti traguardi e la vittoria della coppa Italia, ottenuta contro ogni pronostico, è stato il coronamento di quella splendida avventura”.
Sei rimasto in contatto con alcuni dei tuoi ex compagni?
“Sento spesso Jay Larranaga, per lavoro principalmente. Lui è vice allenatore a Boston e nella mia nuova veste giro molto per visionare giocatori. Ho mantenuto buoni rapporti anche con Brandon Hunter, Jeff Trepagnier, Mike Penberthy e naturalmente con il grande Mimmo Morena. Ho perso di vista il resto dei ragazzi, ma è naturale che una volta terminata la carriera agonistica ognuno tenda a concentrarsi sulla vita privata”.
Nella stagione 2014-15 Spinelli prese parte, seppure per pochi incontri, all’esperienza dell’Azzurro Napoli Basket in serie B. Ennesimo tentativo di rilanciare il capoluogo partenopeo nella pallacanestro di vertice terminato con un fallimento.
“E’ vero, sono stati fatti diversi sforzi per restituire alla città la dignità che merita in ambito cestistico, senza mai riuscire a fornire le giuste garanzie e continuità. Da napoletano ho a cuore le sorti della squadra e la seguo con attenzione. Da quello che si percepisce dal di fuori la nuova società sembra solida e con un progetto serio. Ha messo su un buon roster, sulla carta in grado di togliersi parecchie soddisfazioni. Poi come sempre sarà il campo a dare conferme o smentite, ma le sensazioni sono molto positive”.
Valerio, parlaci di Daniele Sandri, lo scorso anno con voi a Roma. Che tipo di giocatore è?
“E’ un atleta tatticamente duttile, può giocare in due, tre ruoli. Ha una buona tecnica e fa della grinta e della determinazione le sue qualità migliori. Il suo apporto si è rivelato molto importante ai fini della promozione. E’ uno di di quelli che in campo danno sempre il 110%, un ottimo innesto per Napoli”.
Quali sono gli obiettivi della Virtus per la prossima stagione e dove credi possa arrivare Napoli?
“Da neopromossa dobbiamo pensare prima di tutto al mantenimento della serie. A certi livelli è fondamentale muoversi a piccoli passi, consolidarsi prima di puntare a occupare posizioni di vertice. Tutto ciò che riusciremo a ottenere di più sarà tanto di guadagnato. A Napoli auguro innanzitutto che questo rappresenti l’inizio di un progetto solido, che garantisca stabilità. Quest’anno ha le carte in regola per fare bene e vivere una stagione da protagonista. E l’apporto del pubblico sarà di fondamentale importanza”.
A proposito, hai avuto modo di vedere il PalaBarbuto ristrutturato per le Universiadi? Un gioiello da serie A.
“Me ne hanno parlato. Durante i giochi ero impegnato a Roma per lavoro e non sono riuscito a liberarmi. Spero di riuscire, durante la stagione, a seguire qualche incontro. Il calore dei napoletani è contagioso”.