Sul Corriere della Sera un interessante articolo di Beppe Severgnini bacchetta il calcio italiano perché con le feste di fine anno se ne va in ferie ai Tropici mentre la Premier inglese e la NBA americana fanno il pieno di ascolti televisivi tra Natale, Boxing Day, Capodanno e chi più ne ha più ne metta. Ci sarebbe anche la pallacanestro italiana, in televisione e in questi giorni, oltre alla solita EuroLeague settimanale ma evidentemente i numeri che generano non sono tali da farne intuire l’esistenza al giornalista calciofilo.
Ora, le necessità dei due campionati nascono da situazioni molto differenti. Quella della Premier da una deregolamentazione selvaggia del calcio. Quella stessa che consente alla Bundesliga di crescere chiudendo i battenti il 22 dicembre (Paderborn-Francoforte 2-1) e di riaprirli il 17 gennaio (Schalke-Monchengladbad) tanto per contraddire Severgnini. Il successo della Premier nasce dal marketing del ventennio precedente.
Quella della NBA che, cominciando il campionato a fine ottobre con 30 squadre e 82 partite di stagione regolare lascia la metà dei suoi giocatori senza gare agonistiche da fine aprile per sei mesi consecutivi. E quelli che vanno in fondo alla stagione (non più di 30 individui) godono comunque di tre mesi di stop abbondanti. Oltre al fatto che la Lega divide rigidamente il palinsesto televisivo con altri sport come football e baseball in una regolamentazione puntuale. E comunque foriera di problemi tanto che vogliono ridurre il numero di partite giocate.
L’impressione è che, per auspicare le famiglie riunite per le feste per vedere il calcio italiano piuttosto che una Virtus Bologna – Olimpia Milano mal pubblicizzata (i baskettari sono un pò masoschisti, of course), siano gli addetti ai lavori del pallone ad alzare il tiro ogni qualvolta vedono apparire all’orizzonte un competitor del calcio diventino “più realisti del re” e corrano di conseguenza in difesa della pagnotta.
Peccato che il loro daffare giornalistico non abbia impedito a giornali come La Gazzetta dello Sport di passare in pochi anni dal vendere milioni di copie alle appena 209.720 stampate oggi (al lordo dei resi). Certo, la concorrenza sul web è pazzesca e impietosa. Certo, non hanno capito l’evoluzione della comunicazione e della informazione in questo periodo e adesso non sanno come rincorrere. Certo, aggiungiamo noi, che fare giornali sportivi con il 90% delle pagine che scrivono soltanto di calcio – disinteressandosi di tutto il resto – ha nauseato tanta gente e, nel caso della pallacanestro, ha aiutato la costruzione del successo di pianetabasket.com e altri siti specializzati.
Una volta tanto “mors tua, vita mea” ha funzionato al contrario. Beppe, insisti!