ROMA – Il colpo grosso di Toronto ha inferto il primo colpo allo status quo, l’estate e gli infortuni che hanno travolto i Golden State Warriors durante la serie finale hanno fatto il resto. L’Nba riparte annientando tutto ciò che era stato negli ultimi anni: non c’è più una chiara favorita per il titolo, manca anche l’antagonista designata. È forse il torneo più aperto dell’ultima decade quello che prenderà il via con la palla a due di New Orleans-Toronto, con i Raptors pronti a ricevere gli anelli per l’impresa dello scorso anno e i Pelicans che non avranno modo di testare sin dall’inizio uno dei prospetti più esaltanti della storia recente del gioco, quel Williamson scelto alla numero 1 del draft estivo ma già ai box per un problema al ginocchio: starà fuori almeno sei settimane. È soprattutto un torneo che parte con il commissioner David Silver in balia delle onde provocate dai problemi con la Cina, che potrebbero avere ripercussioni su tutta la lega.Eastern Conference, le contenderPartiamo dalla conference dei campioni in carica, anche se i Raptors non sembrano avere le carte in regola per il bis. Kawhi Leonard è stato il profeta di una stagione ma ad obiettivo centrato ha preferito lasciare il Canada per volare ai Clippers. Toronto rimane una delle migliori franchigie a Est ma rischia di pagare un calo di stimoli e una quantità di talento che non sembra sufficiente per arrivare in finale. Sarà sempre di più la squadra di Pascal Siakam, chiamato all’annata della definitiva consacrazione da primo violino, e il materiale per tornare ai playoff c’è, ma difficilmente il titolo rimarrà in Canada. Più probabile che la corsa per la vittoria dell’Est passi per un duello tra i Milwaukee Bucks dell’MVP Giannis Antetokounmpo, anche se il greco dovrà smaltire le tossine della delusione mondiale, e i Philadelphia 76ers. Due squadre che hanno leggermente cambiato pelle: i Bucks non hanno avuto la forza per rinnovare Brogdon, tessera importante del puzzle lo scorso anno, mentre i Sixers hanno deciso di non accontentare le richieste di Jimmy Butler, dirottando i loro denari sul carissimo rinnovo di Tobias Harris e aggiungendo Josh Richardson e Al Horford. Più distanziata Boston, che ha perso proprio il lungo ex Atlanta e Kyrie Irving: al posto del play è arrivato Kemba Walker, Brad Stevens dovrà nuovamente ripartire da zero dopo aver sostanzialmente fallito un anno fa.Western Conference: le contenderDecisamente meno delineata e lineare la situazione a Ovest. Golden State ha dovuto assorbire gli infortuni di Durant e Thompson nella serie finale con Toronto, finendo poi per perdere KD, che ha preferito la corte di Brooklyn. Quella che riparte è ancora la squadra di Steph Curry, che potrebbe tornare a dire la sua nelle conversazioni per l’MVP avendo in mano le sorti della franchigia ma difficilmente potrà vantare il numero di vittorie sufficiente: l’altro “Splash Brother”, Thompson, sarà con ogni probabilità out per la stagione. Dal mercato sono arrivati Cauley-Stein sotto canestro e soprattutto D’Angelo Russell, che rispetto alla parentesi di Brooklyn dovrà adattarsi con continuità a giocare da guardia. Le attenzioni dei media sono quindi tutte sulle due squadre di Los Angeles: il lavoro di reclutamento di LeBron James ha portato l’altra stella tanto attesa, Anthony Davis, ma i Lakers non sono riusciti ad aggiungere il terzo tassello da urlo, dovendo accontentarsi di tanti uomini di complemento. La scommessa era il ritorno ad alti livelli di DeMarcus Cousins ma l’ex Golden State si è fermato prima di iniziare per un gravissimo infortunio. Anche i Clippers hanno fatto le cose in grande, convincendo Kawhi Leonard a lasciare i Raptors e ignorare le altre offerte – Lakers compresi – regalandogli la partnership con Paul George, strappato a Oklahoma City con una trattativa lampo che ha visto il sacrificio di Shai Gilgeous-Alexander, Danilo Gallinari e un mare di future prime scelte. Ci proverà anche Houston, che ha barattato Chris Paul per provare la carta Russell Westbrook: tutta da verificare la tenuta tecnica della coppia con James Harden, ma i Rockets dovrebbero stazionare nella parte alta di una Western Conference che vede almeno altre tre franchigie con grandi ambizioni. Da Portland, finalista a Ovest un anno fa e ripartita con qualche role-player in meno, la scommessa Whiteside (ingaggio monstre e tanta voglia di rinascere) in più e il punto interrogativo sul momento del rientro di Nurkic dall’infortunio, ai Denver Nuggets di Nikola Jokic, passando per gli Utah Jazz che hanno Conley in cabina di regia al posto di Rubio e hanno inserito Bojan Bogdanovic.Gli italianiRispetto allo scorso anno, un azzurro in più al via: è Nicolò Melli, che ha accettato la corte dei rinnovatissimi New Orleans Pelicans. L’ex Fenerbahçe troverà minuti importanti in una franchigia che ha superato nel migliore dei modi la perdita di Anthony Davis, scambiato con i Lakers per ricevere tantissimo talento giovane, con Lonzo Ball e Ingram sugli scudi. La prima chiamata al draft si è tramutata in Zion Williamson, un candelotto di dinamite di 2 metri per 130 chili: la sua iperattività in relazione a un fisico così massiccio potrebbe diventare un problema alla lunga – intanto inizierà la stagione rimanendo ai box almeno sei settimane – ma i riflettori sono tutti su di lui, che dovrà onorare il nobile paragone con Charles Barkley. Come già accennato, ha cambiato casa Danilo Gallinari, e non è detto che Oklahoma City sia la destinazione finale del suo viaggio stagionale: il contratto del “Gallo” è robusto, anche se soltanto per un anno, e i Thunder potrebbero decidere di scambiarlo ottenendo in cambio qualche asset più futuribile, magari girando l’italiano a una contender prima della deadline di febbraio. Rimane a San Antonio Marco Belinelli, stabile nel suo ruolo in uscita dalla panchina in una squadra che proverà ancora una volta a lottare per entrare nei playoff.Eastern, le altreI New York Knicks attendevano l’arrivo dell’estate in maniera spasmodica, convinti di poter mettere le mani su una se non due stelle di prima grandezza: non ne è arrivata nessuna, e il board ha deciso di rinviare la rivoluzione per altri due anni, mettendo insieme un roster che ha il sapore della temporaneità. Si lavorerà su RJ Barrett, pescato al draft con la terza chiamata, e si cercherà di costruire una stagione dignitosa sulle spalle di Randle e dell’interessantissimo sophomore Mitchell Robinson, provando a testare le qualità di Smith Jr in cabina di regia. Il volto sorridente della Grande Mela è quindi quello di Brooklyn, capace di mettere sotto contratto Irving e Durant (fuori per la stagione), con DeAndre Jordan sotto canestro che rischia però di intralciare la crescita di Jarrett Allen. I Nets punteranno ai playoff così come Miami, ripartita da Jimmy Butler; Indiana, che attende il ritorno di Oladipo e si affida a Brogdon; Chicago, che lascia qualche dubbio come coaching staff ma ha aggiunto Satoransky e Thaddeus Young a un gruppo che attende l’esplosione definitiva di Lavine e Markkanen; Detroit, con un Derrick Rose in più e la speranza che Blake Griffin continui sulla falsariga della scorsa stagione, e gli Orlando Magic, chiamati a confermarsi nelle zone basse dell’area playoff. Charlotte e Washington hanno roster ai limiti della presentabilità, discorso leggermente diverso per Cleveland e decisamente opposto per Atlanta, che partirà con una squadra giovane e intrigante: Trae Young palla in mano e Collins sotto canestro come base da cui partire, il rookie Hunter che avrà minuti di livello, Huerter chiamato al salto di qualità, l’altra matricola Cam Reddish che dovrà uscire dal tunnel in cui è finito accettando Duke un anno fa, trovandosi all’ombra di Williamson e Barrett dopo aver iniziato la carriera collegiale tra gli squilli di tromba generali.Western, le altreLa lotta playoff sarà estremamente dura a Ovest e alle spalle delle “big” ci sono franchigie con grande margine di crescita in futuro: non solo i già citati Pelicans, ma anche i Sacramento Kings, che con Fox, Hield, Bogdanovic e Bagley stanno provando a seminare per il futuro, o i Dallas Mavericks della coppia Doncic-Porzingis. Rimangono da verificare le condizioni dell’ex Knicks, fermo da più di un anno, ma i Mavs partono con una prospettiva ben diversa rispetto a quella dell’ultima stagione. Phoenix ha destato stupore al draft pescando il “veterano” Cameron Johnson (nato nel marzo 1996 e più vecchio della stella della squadra, Devin Booker, che inizierà il suo quinto anno Nba) ma si presenta con un buon quintetto, con Rubio in regia, Oubre in rampa di lancio tra gli esterni e Ayton sotto canestro. Memphis punta tutto sul rookie Morant, Minnesota continua a far trascorrere le stagioni senza mai riuscire ad assemblare roster da playoff attorno a Karl-Anthony Towns. Si comincia nella notte italiana tra il 22 e il 23 ottobre con New Orleans Pelicans-Toronto Raptors e, soprattutto, con il primo derby stagionale di Los Angeles tra i Lakers di LeBron James e i Clippers di Kawhi Leonard: anche quest’anno sarà Sky a trasmettere in Italia le gare, oltre alla possibilità dell’NBA League Pass per vedere tutte le partite in streaming.
in Basket
Parte la nuova Nba, una lega senza padroni dopo la rivoluzione estiva
Tagcloud: