Mack fermato dalla difesa
Quando a fine aprile si tirerà la riga sulla stagione regolare di Eurolega, gli dei del basket non vogliano che all’Olimpia Milano manchino giusto un paio di vittorie per entrare nei playoff. Perché altrimenti acquisterebbero in negativo ancora più peso questi due punti lasciati alla Stella Rossa Belgrado, squadra tosta per definizione e rimessa in carreggiata dall’arrivo in panchina della “vecchia volpe” Sakota, ma che nel 67-77 del Forum ha sostanzialmente approfittato delle troppe assenze in maglia Armani. E non ci riferiamo solo a quelle per infortunio di Micov e Gudaitis…
Lo “step back” di Mack. No, non il movimento in massima voga nell’Nba. Ma il nuovo passo indietro, del gambero, del play dell’Olimpia: dopo una serie di uscite, tra Eurolega e Campionato, in cui sembrava aver finalmente trovato personalità e relativa intraprendenza, eccolo di nuovo portare palla senza alcun guizzo né leadership. Due punti, un rimbalzo e una palla persa in pieno contropiede sono tutto quello che si legge scorrendo il suo tabellino: mettiamo pure in conto i problemi di adattamento in Europa, ma a questo punto è davvero troppo poco. E mal ripaga la fiducia che tutto l’ambiente continua a dargli.
Le pile (con bisogno di ricarica?) di Rodriguez. Unico in doppia cifra dell’Armani (14 punti come nella débâcle con l’Olympiacos), proprio come ad Atene il Chacho denuncia un calo di energia dal doppio risvolto. In attacco, ecco ridursi drasticamente il numero degli assist (3 in tutto, sempre come ad Atene), oltre che la percentuale al tiro (4/10 dal campo); in difesa, ecco l’impossibilità di contenere il mattatore di serata Lorenzo Brown (21 punti, molti dei quali in facili penetrazioni, più 7 assist). L’impressione è che lo spagnolo abbia bisogno di ricaricare almeno parzialmente le pile, anche se il calendario dell’Olimpia rende l’operazione ai confini dell’impossibile. A meno di non correre qualche rischio in più in Campionato… e riuscire finalmente a trovare il contributo di Mack, oltre che puntare un po’ di più su Cinciarini.
Roll, Nedovic e Della Valle, specialisti sotto tono. Da dove arrivano quei miseri 67 punti? Ovviamente dalla difesa della Stella Rossa, ma anche e soprattutto dalla scellerata serata da oltre l’arco dell’Olimpia: 7/30 nelle triple, per un deficitario 23%. In un tale contesto, il 3/5 di Roll (con però 0/4 da due) e il 2/5 di Nedovic (poi ko all’intervallo per l’ennesimo infortunio) finiscono quasi per brillare, ma la verità è che i “gemelli diversi”, chiamati ad aprire le difese con il loro tiro, sono i primi a non riuscire a incidere nei momenti topici, così come accade nella seconda parte del match a Della Valle (7 punti, di cui 5 dalla lunetta). E il resto, con i lunghi a sparacchiare in una “serata no” già di suo (0/3 per White, Brooks e Scola), è di fatto una conseguenza.
Meno male che arriva Arturo. Stando alle indiscrezioni mediche, a metà dicembre Gudaitis riprenderà il suo posto sotto canestro. E meno male: perché l’encomiabile Scola non può davvero reggere oltre e Tarczewski è una presenza-assenza nel colorato anche con la Stella Rossa. Onestamente, con l’argentino in riserva (6 punti, 3 rimbalzi) e il lungagnone americano così stranito (3 punti e 2 rimbalzi in 20’), non abbiamo capito perché lasciare seduti in panchina Biligha e Burns. Di meno non avrebbero potuto fare e il povero Brooks (tantissima grinta, anche se tradotta in soli 7 punti a referto) non si sarebbe ritrovato da solo a lottare contro i lunghi della Stella Rossa.
No Micov, no party? O, meglio, partita. Perché è difficile portarla a casa senza il serbo, con Gudaitis altro unico assente giustificato del match. L’abbiamo già scritto in passato e lo ribadiamo: tra tante spiccate personalità, il collante di tutto è l’inespressivo Vlado. In attacco, dove riordina i tempi quando gambe e braccia degli avversari complicano le azioni, e in difesa, dove non cede un centimetro e organizza i compagni perché facciano lo stesso. Quello che non è accaduto con la Stella Rossa e di cui, oltre a Lorenzo Brown, hanno saputo approfittare alla grande anche Baron (17) e Derrick Brown (12).
Paolo Corio