Dopo Chicago, Minnesota e Filadelfia, Jimmy Butler scopre Miami, la sua quarta squadra in poco più di due anni. E dopo aver messo in subbuglio ogni spogliatoio precedente, si ritrova alla corte di Pat Riley con una fama sconveniente di attaccabrighe.
L’intransigente Riley sarà capace di mettere la museruola a Butler? Questo è quello che si chiedono in tanti, ma il giocatore non ci sta e parla di fama immeritata in quanto la disciplina degli Heat era proprio il suo obiettivo.
“E’ la cultura che ho sentito così tanto parlare. Il lavoro che facciamo ogni giorno. Abitudini per vincere, metodi per vincere. Chi non vorrebbe farne parte? Ero entusiasta di avere l’opportunità di venire qui, di essere qui, perché quando ho sentito parlare della cultura del club, ho pensato di volerlo nella mia vita.
Ci sono molte cose che si dicono su di me, bisogna vedere cosa c’è di vero. Penso di essere migliore di come mi dipingono. Non credo di essere il bastardo che tutti pensano che io sono. Voglio che le altre squadre ci odino, che non vogliano venire a giocare a Miami. Non sarà facile. Sarà uno scontro tra cani.”
Get used to seeing @JimmyButler in that , it’s about to be a fun season. pic.twitter.com/rgx7zKETCx
— Miami HEAT (@MiamiHEAT) September 28, 2019