Danny Ainge si è rifiutato di incolpare Kyrie Irving per i mancati successi dei Boston Celtics 2018-19. Ainge, invece, attribuisce la colpa esattamente a se stesso.
In un’intervista con Rachel Nichols di ESPN, Ainge ha continuato a difendere il suo ex playmaker, addossandosi tutto il peso della colpa per una stagione deludente.
I Celtics avevano una squadra estremamente profonda la scorsa stagione, ma era un gruppo che non è mai sbocciato veramente. Sembrava che nessuno si divertisse molto a giocare insieme. Questa mancanza di coesione ha portato all’eliminazione nel secondo turno dei playoff da parte dei Milwaukee Bucks. Irving è stato negativo in quella serie, ed è poi partito per Brooklyn nella off-season.
Alla domanda su cosa avrebbe potuto fare diversamente nella costruzione del roster di Boston due estati fa, Ainge ha affermato che c’erano troppi giocatori e non c’erano abbastanza tiri da distribuire, il che ha reso la vita difficile al capo allenatore Brad Stevens. Una mossa di mercato in meno avrebbe reso la stagione più semplice e più facilmente gestibile anche per minuti in campo.
Senza Irving e Hayward (infortunato) nel 2017, i Celtics si erano dovuti affidare ai giovani Jaylen Brown, Jayson Tatum e Terry Rozier, con Al Horford alla guida come veterano. Quel gruppo è arrivato alla Gara 7 delle Eastern Conference Finals, ma quel successo alla fine ha incasinato la gerarchia quando Irving e Hayward sono tornati all’inizio della scorsa stagione. Con otto potenziali titolari, dove nessuno credeva di essere inferiore agli altri, era ovviamente impossibile gestire il gruppo in maniera ottimale.