E’ sempre complicato essere dei critici equilibrati e pertinenti di fronte alla pletora degli incensatori di turno, vuoi nei confronti di una società per ottenere bonus relazionali, vuoi nei confronti di una tifoseria per ottenere likes sui social. Ma in questo caso, di fronte alle dichiarazioni dello stesso Ettore Messina, anche il fan più permeato di ottusa acriticità deve calare le braccia: Olimpia, abbiamo un problema.
Anzi, si sta rinnovando un problema. E’ lampante che, senza gli infortuni di Nedovic e Gudaitis, Simone Pianigiani sarebbe ancora al suo posto, non ci sarebbe stata la spirale negativa di un inverno da dimenticare trascinatasi fino alla post season italiana. E questo senza che in due anni mai la squadra fosse riuscita a mostrare in campo quei caratteri del gioco (il “sistema”) che piace tanto al tecnico senese fatto di difesa arcigna e pericolosità perimetrale collettiva.
Così la partenza identica in EuroLeague di Messina (il record 6-2 era lo stesso dell’anno passato) è stata amplificata però dal primo posto perché è evidente che la consistenza delle migliori squadre di quest’anno non è la stessa della passata stagione. E ha fatto passare sotto gamba le difficoltà in campionato oltre misura, che invece è l’interfaccia con la spia rossa accesa. Anche nel caso di Messina, però, stentiamo a ritrovare nel gioco attuale i caratteri tipici dell’allenatore, anche lui propendente ad una difesa intensa e a sfruttare la transizione partendo dai ritmi bassi – sennò perché rinunciare a un Mike James solista d’attacco che sta mascherando i problemi del CSKA?
Rodriguez e Scola – probabilmente per problemi di anagrafe e lo diciamo con un sorriso – sono dei fantastici finisseurs che possono vincere una partita, che però deve essere costruita e sudata da altri. Emblematico il caso dello spagnolo, sul quale già Itoudis aveva capito tutto l’anno scorso (in quintetto quasi sempre Hackett) che non ha nemmeno la scusa degli impegni estivi. E su Scola ricordiamo che da marzo a luglio ha svolto una preparazione personalizzata con obiettivo Mondiali e nessuno è in grado di sapere quando arriverà la curva calante.
Purtroppo non è l’Armani una squadra che si può permettere di costruire il gruppo durante la stagione. Ha necessità di giocatori pronti e Roll, White, Biligha, Tarczewski – forse anche Mack che almeno difensivamente ci è piaciuto e che Messina ha pubblicamente giubilato – non lo sono per diversi motivi.
L’Olimpia non può essere ad esempio una Trento che da due inverni di assemblaggio difficoltoso tira fuori due finali scudetto consecutive. Il problema di tornare a fare girare la squadra va affrontato ora e (quasi) subito. L’età media è di 30,2 anni (era di 28,4 l’anno scorso) e non stentiamo a credere che sia tra le più elevate. Quella della capolista Anadolu Efes è di 28,1 e abbiamo escluso tre dei più giovani a disposizione di Ataman che non vedranno mai il campo.
Sul pannello di controllo di Ettore Messina ci sono diverse spie rosse accese da non sottovalutare, e l’idea del presidente-coach di intervenire al più presto è certamente da apprezzare.