Se la stampa cartacea, prezzolata e non, c’è cascata al punto di glorificare il +6,3% di pubblico in serie A nel campionato 2018-19 – ieri si è perfino sbracciato l’autorevole Il Sole 24 Ore nel riproporre una versione scorretta del comunicato di Legabasket del 4 giugno – che segna un aumento di circa 300 persone nella frequentazione dei palazzetti, ci sarebbe da fare qualche considerazione sull’occasione perduta di recuperare l’attenzione degli sportivi.
Il calcio, infatti, archivia l’ultima stagione con la perdita di audience certificata del 31%, e con gli abbonati di Sky e Dazn paurosamente diminuiti rispetto a quelli della stagione precedente, targata Sky-Premium. La sola esclusione di Torino, Siena e Reggio Calabria fra A, A2 e B nel mondo del pallone è stata soverchiata da casini senza fine, di cui per brevità ricordiamo i 21 punti di penalizzazione del Cuneo, il pasticcio dei playout in serie B sul Palermo, Venezia e Salernitana.
La novità è stata nell’esito dei campionati di calcio e basket. Le due squadre che ad agosto avevano già vinto il proprio campionato senza colpo ferire (Juventus e Olimpia Milano) hanno avuto risultati opposti e la finale di pallacanestro è quanto di meno prevedibile e più incerto si poteva pensare in estate, ma anche nello scorso febbraio. Trasformando la minusvalenza di appeal in curiosità.
C’è spazio per ritagliarsi una fetta di mercato più consistente per la pallacanestro italiana? Si, a patto di agire di corsa. Perché la scadenza per un futuro più interessante per il movimento comincia a inizio luglio, quando verranno accettate le iscrizioni al campionato 2019-20. E con buona pace dei tifosi delle squadre che rimarranno escluse dalle posizioni di vertice per manifesta infondatezza patrimoniale. Non possiamo fare finta di conoscere il male, di saperne analizzare le cause. Occorre bere anche le medicine. Amare.
Per aumentare il pubblico di una stagione che ha visto la capienza dei palazzetti occupata al 73,2% (dato Legabasket) non ci sono altre vie che allargare le mura per metterci più persone e offrire un prodotto di alto contenuto spettacolare. La decisione di tornare indietro sulla capienza delle arene per puntare sull’ospitality del barman specializzato in spritz, se serve temporaneamente a calmare bollori e pressioni su club e tifosi in realtà è un autogol. Agire sul Credito Sportivo è importante, ma per ammissione di Bianchi “gli impianti potrebbero essere pronti solo per il 2025”.
Si dovrebbe agire coerentemente su tutti gli aspetti di cui non si è parlato e che sono condizionanti. Svincolare gli impianti esistenti dalla proprietà e gestione pubblica attuale, ad esempio, in appositi contenitori societari a supporto del capitale privato per la realizzazione o trasformazione in impianti polivalenti là dove siano accompagnati da un business plan che ne valuti correttamente l’impatto positivo sulla gestione della squadra (per assurdo, una arena da 10.000 posti tra Pienza e San Quirico D’Orcia non potrebbe mai avere un utile di gestione…). Svincolarli anche là dove le Belle Arti ritengano di dover imporre vincoli di natura architettonica. Si tratta di strutture obsolete per la fruizione e la sicurezza contemporanei, da abbattere do ve occorre.
Rivoluzionare l’approccio mediatico alle gare del campionato. Altro aspetto su cui abbiamo avuto più volte modo di commentare ed esemplificare che non vogliamo annoiare ulteriormente i nostri venticinque lettori. Ma occorre dotarsi di un piano coerente e coinvolgente di tutte le componenti del movimento. Cosa difficile se si mettono in piedi regolamenti e finanziamenti utili solo ad accontentare amici degli amici.