Non ci sono mai allori su cui dormire. La trasformazione delle società sportive – soprattutto quelle cestistiche – in aziende capaci di sopravvivere senza la munificenza di un mecenate o di una mammella a cui poppare quattrini (politica o altro). Il miracolo sportivo di Varese, da dieci anni guidata da un Consorzio di imprenditori, è un motore che potrebbe battere in testa con pericolosa facilità. Nell’intervista a La Prealpina le preoccupazioni del Vicepresidente Giuseppe Boggio, che lancia l’allarme per un futuro incerto.
Consorzio. In quell’estate del 2010 fa si diceva che il consorzio era l’unica strada per tenere in vita la Pallacanestro Varese, dunque nel momento in cui è partito non potevo non entrarci. In dieci stagioni abbiamo garantito continuità. A volte non è stato facile ma chi è tifoso come me non può certo tirarsi indietro. Seguo la Pallacanestro Varese da oltre 45 anni, le prime partite a Masnago le ho viste quando ne avevo 6 o 7. Di certo non lo si fa per un ritorno economico, almeno per quanto riguarda il mio caso non ho prodotti da pubblicizzare. Faccio la mia parte affinché la società prosegua l’attività ai massimi livelli possibili, come fanno tutti coloro che tra consorzio, trust ed abbonamenti contribuiscono a tenere viva questa società.
Crescita per il futuro. Il Consorzio da solo non ce la fa più dopo gli sforzi notevoli compiuti negli ultimi 2 o 3 anni anche con il contributo di forze esterne. Le strade sono due: o si porta il numero dei soci di Varese nel Cuore dagli attuali 50 a 100, ma mi pare una soluzione irrealistica perché ormai da diversi anni la massa critica dei consorziati è stabile fra entrate e uscite. Oppure, se non vogliamo avere problemi tutti gli anni, servirebbe aggiungere uno o più soci forti che affianchino il consorzio.
Adeguamento alle nuove regole. Restando così le cose, la serie A in questo quadro normativo non potremo più permettercela sui livelli di spesa degli ultimi 3 o 4 anni. Dunque non ci sono alternative: se non ci saranno altri soci dovremo dimagrire riducendo i costi, e ciò nonostante il supporto di Rosario Rasizza e Gianfranco Ponti che nelle ultime stagioni hanno contribuito fattivamente anche senza far parte del consorzio. Entrambi hanno la possibilità di entrare in società, sarebbe una soluzione auspicabile che coronerebbe il lavoro di Alberto Castelli.