Se nemmeno in una delle capitali economiche d’Italia come Torino non si riesce a trovare i soldi per concludere la stagione dell’Auxilium che gode di una delle più prestigiose sponsorizzazioni che un responsabile di marketing possa desiderare, vuol dire, cari dirigenti nazionali, che la pallacanestro italiana non è malata ma è gravemente malata.
L’assemblea di ieri dal notaio Montezemolo si è rapidamente aggiornata a martedì prossimo, alle ore 13. Esasperato, il proprietario Forni avrebbe dato la sua disponibilità oltre a cedere la società per nulla, a metterci 250mila euro in ognuna delle due tranche da 1 milione cadauna occorrenti alla bisogna. Ma non sembra sia sufficiente per chi dovrebbe salire sul carro. Martedì alle 13 occorreranno 419mila euro per rispettare le scadenze federali, societarie e fiscali; ci sarebbero ma senza la certezza di arrivare a due (milioni) sarebbe come buttare acqua nel mare.
Sarebbe interessante capire come abbia fatto Forni a cacciarsi in questa situazione. In fondo, con un budget inferiore, giocatori meno costosi, entourage meno tronfio si potevano raggiungere gli stessi risultati sportivi. Ma ci dicono che non è tempo di parlarne, che c’è da lavorare per risolvere la crisi. Ma se poi, la prossima settimana, la sede dell’Auxilium sarà chiusa a doppia mandata perché nel weekend non si troveranno i quattrini per quadrare i conti, a che servirà parlarne? E infatti, come successo in altri casi anche clamorosi, non se ne parlerà. Zitti i responsabili di Torino perché sotto processo, zitti gli organi di controllo per rispetto del processo. Tutti a ricostruirsi una verginità posticcia, nessuno che pagherà per l’intuizione bestiale di una serie A a 18 squadre quando sarebbe stato lungimirante pensare ad una a 14…