Dopo cinque anni negli Stati Uniti, la scelta di vita di tornare in Italia. Dopo questo lustro inevitabilmente Ettore Messina non ha trovato la stessa Italia che aveva lasciato e forse l’ha trovata diversa anche da come la poteva seguire da San Antonio. Ecco le sue impressioni nell’ intervista concessa a Giorgio Viberti de La Stampa.
Difficoltà. Non voglio fare sociologia di basso livello, ma vedo gente arrabbiata, in difficoltà economica, non rappresentata dalla classe politica, in attesa di soluzioni che tardano ogni volta. Purtroppo la nostra etica è andata a farsi benedire e per ogni “sì” c’è sempre un “ma”.
Sardine. A pelle sì, mi sono simpatiche. Ma non devono commettere l’errore di cedere alle facili strumentalizzazioni.
Olimpia. Non sapevo che cosa aspettarmi, né volevo fidarmi dei “sentito dire”. Ma sono molto contento delle persone che mi circondano, in campo e fuori. Parlare bene del signor Armani è pleonastico, però è stata davvero molto soddisfacente anche l’accoglienza che ho ricevuto.
Vincere subito? No, altrimenti non ci sarei venuto. Al Real Madrid rinunciai a 2 anni ancora di contratto perché dicevano che contava solo “ganar”. A Milano è diverso. E poi essere coach e anche presidente aiuta (sorride, ndr).
Della Valle. Gli ho sempre parlato con sincerità, dicendogli che secondo me doveva cambiare alcune cose. C’è riuscito ed è tutto merito suo. È la prova che, anche da giocatori fatti e finiti, si può sempre crescere e migliorare, tecnicamente, fisicamente e anche mentalmente.
Italbasket 13a nel Ranking mondiale. Il campo non mente mai. Purtroppo è quella la classifica che ci siamo costruiti negli ultimi anni e che meritiamo.
Ricominciare dal basso. I ragazzi di oggi sono molto meno sicuri anche nella vita di tutti i giorni rispetto a 40-50 anni fa e hanno un sacco di dubbi, alimentati da una società che non li aiuta. In Italia poi lo sport nelle scuole è un disastro. Partire da lì sarebbe già un passo importante.