Un ribaltone, alla fine, non si è fatto nell’assemblea di Legabasket di ieri. Il presidente Egidio Bianchi è stato confermato fino al termine del suo mandato, che scade con l’approvazione del bilancio nell’ottobre 2020. Cioè, per non parlare in politichese, è commissariato e gestirà soltanto l’ordinaria amministrazione.
Che si tratti di problemi statutari o di adesione del commercialista senese al diktat di Olimpia Milano e Virtus Bologna poco importa perché la sostanza dei fatti ci conferma che le due più importanti società italiane, che potrebbero un giorno scegliere di lasciare il campionato e fare soltanto l’EuroLeague, vogliono dire la loro sul futuro della Lega e lo faranno attarverso la cosiddetta “Commissione”.
Trovando la sponda di Claudio Toti, alla cui Virtus Roma manca poco per fare quel salto di qualità (sponsor e maggior presenza di pubblico) per sedersi alla pari al tavolo dei grandi. Con Sardara e Brugnaro che si trovano così a dover rincorrere la nuova realtà che ridimensiona le società più vincenti degli ultimi anni insieme all’Armani.
310.000 euro di costi e mancati ricavi per autoprodursi le partite di pallacanestro – entrando di fatto a fare un mestiere nuovo e senza background interno – è una spesa che quasi nessun club di serie A può permettersi. E’ interessante solo che aver messo di mezzo questa opzione possa aver risvegliato l’interesse delle televisioni vere.
Adesso si dice che Eurosport possa avere la volontà di fare un’offerta per il prossimo triennio, e che anche la Rai possa discutere un nuovo contratto. O che addirittura la partita AX Exchange – Segafredo del 29 dicembre possa avere il conforto di una diretta su una rete ammiraglia della stessa Rai.
Si parla dell’assunzione di un nuovo consulente televisivo, che verrebbe individuato in Andrea Bassani, già in Lega ai tempi di Cazzola, per gestire le trattative. Dell’opzione Bogarelli, di cui si scriveva fino a ieri, più nulla.
Sarebbe interessante se LBA potesse individuare e aggiungere qualche consulente davvero nuovo e fuori dai vecchi giochi per offrirsi un punto di vista differente oltre ai soliti noti. Il rischio che ancora una volta il cane si morda la coda è evidentissimo.
Una soluzione positiva e magari corposa della vendita dei diritti televisivi però aprirebbe un fronte interno alla Lega per la definizione di standard minimo di una società per poter continuare a farne parte. Un poco come quel cambiamento che ha affrontato Liga Endesa negli anni passati.
Perché se dà tanto, la televisione vuole tanto e ci possiamo aspettare che la geografia della serie A possa subìre in tempi rapidi dei grossi ribaltoni visto che sono molte quelle sulla via del ridimensionamento costante. Siamo pronti a cambiare la gestione della pallacanestro di vertice in Italia?