Rileggendo i titoli degli articoli apparsi nelle ultime settimane sul mondo della pallacanestro risulta evidente come i protagonisti della stagione estiva siano, oltre i fatti e i misfatti della Virtus Bologna, tutte le formazioni tranne una: l’Olimpia Milano.
Passata la presentazione del nuovo deus ex machina Ettore Messina, negli ultimi 45 giorni, se non fosse stato per le rimostranze più o meno condivisibili di Mike James, defenestrato da un giorno all’altro come tutti si attendevano sarebbe stato tranne che l’interessato, ci sarebbero rimasti solo i pochi e noiosetti comunicati stampa della società di annuncio giocatori e/o celebrazione anniversari.
Il caso di ieri, quello di James Nunnally, è abbastanza indicativo. Sul sito della società, pur avendo un contratto in essere per la stagione 2019-20, non fa più parte del roster (qui). Ma sulla Wikipedia italiana è già un giocatore dei Shanghai Sharks. E su Twitter l’ex Fenerbahçe tace.
L’Olimpia, nel suo silenzio mediatico, è recidiva. Per tutta la stagione 2017-18 Simone Pianigiani non rilasciò una che fosse una intervista – nemmeno sul sito della società – di presentazione della partita di campionato, nemmeno per atto di cortesia istituzionale quando il tecnico della Nazionale Sacchetti andò in trasferta al Forum di Assago. Ma senza notizie e in assenza di contraddittorio l’encefalogramma si appiattisce e mette in discussione perfino il ritorno pubblicitario che pur l’Armani dichiara di vantare.
E’ noto come, negli ultimi anni, la gestione Proli aveva il vizietto della mannaia del boia su articoli critici allontanando i giornalisti autori sgraditi o con azioni di moral suasion. Lo faceva qualcun’altro ai tempi della Montepaschi plurivittoriosa e sappiamo bene sia come è finita e sia il numero di giornalisti che oggi godono a battersi il petto di “mea culpa collettiva”.
Sappiamo tutti che, mediaticamente, regalare attenzione ai fan contribuisce a mantenere vivo l’interesse per il campionato. Il calcio ne regala talmente a piene mani che i cartacei sportivi gli dedicano oltre il 50% delle pagine (quando è poco).
Legabasket ed EuroLeague ci rimettono moltissimo dall’assenza di Milano dal dibattito pubblico, e sembra che non vogliano capirlo. Il presidente Bianchi non ha più da relazionarsi con il suo “grande elettore” e potrebbe alzare la voce. Bertomeu sta nella sua amata Barcelona, e il board degli undici lo limita, favorito anche dai diversi atteggiamenti culturali e politici di ogni singola nazione sulla libertà di stampa e l’autorevolezza dell’informazione che, per inciso, non è di diritto divino di chi ha una tessera in tasca.
Ancora una volta, andiamo a guardare nel ricco orto del vicino transoceanico. Sui Lakers si scrivono in un giorno più articoli che sull’Olimpia in un mese… Cose gradevoli ma anche tante sgradevolezze, dette sempre con tanta gentilezza e tanto gioco delle parti. Un mondo più vario e interessante di quello che lo divide solo tra “amici e nemici” come piace a tanti fare in Italia. Un sistema buono per mascherare la propria incapacità di relazioni mediatiche. Non si esalta il prodotto con misure alla “Doppio brodo Star”. Al contrario si appiattisce tutto in una melassa che trascina tutti al ribasso.