Gli insulti a sfondo razzista – specialmente nel calcio che è una vetrina di risonanza incredibile ma che coinvolgono in misura sempre maggiore la pallacanestro e gli altri sport – hanno superato ogni limite e l’etica sportiva pur esistente in tutte le discipline non è più sufficiente a silenziarli. Da questa considerazione nasce la proposta di legge dell’onorevole Marco Marin, plurimedagliato olimpico della sciabola, presentata alla Camera dei Deputati per la reintroduzione nel Codice Penale del reato di “ingiuria per odio razziale”.
Nel testo licenziato, e firmato anche, tra gli altri, da Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, e l’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti, si legge: “Chiunque in occasione di una manifestazione sportiva, offende l’onore o il decoro di una persona partecipante alla competizione con espressioni di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.” Oltre naturalmente alla pena accessoria del Daspo, che verrebbe aumentato in un periodo di tempo compreso tra i sette e i dieci anni.
Il reato di ingiuria era stato depenalizzato appena tre anni fa, nel 2016 e può essere contestato solo in sede civile. L’osservazione è che con la pena massima a tre anni e dei giudici benevolenti, qualcuno potrebbe prendersi più di una condanna e non scontare materialmente nemmeno un giorno di galera (che è il deterrente più efficace). Ma almeno questo è un passo avanti verso la civiltà.