MILANO – “Se mi avessero proposto soltanto di allenare, non sarei stato interessato”. Ettore Messina torna in Italia e lo fa in grande stile, mettendo subito in chiaro le idee con cui intende riportare l’Olimpia Milano sul tetto d’Italia e d’Europa. L’ex commissario tecnico azzurro ha salutato il mondo Nba, dopo anni da assistente di Gregg Popovich ai San Antonio Spurs, per sposare il progetto milanese: non sarà soltanto coach ma anche “President of basketball operations”. Un ruolo a tutto tondo, in cui potrà incidere non solo sul parquet ma anche sul mercato e sull’organizzazione del club: “San Antonio ha i valori più alti dal punto di vista del fare le cose insieme, stando lì poi si alimenta l’idea che avrei potuto essere l’erede di Popovich. Sono andato vicino ad allenare altrove, ho parlato con alcune squadre: mi avrebbe fatto piacere ma non ci sono arrivato. Questo non è collegato al mio arrivo qui: mi piace allenare e scegliere e coordinare le persone. Una volta scelte le persone, farò soltanto l’allenatore, come fa Popovich a San Antonio, dove Buford si preoccupa di fare quello che è necessario e il coach ha l’ultima parola sulla firma o sulla cessione dei giocatori, oltre che sulle grandi decisioni strategiche”.Nessuna dittatura coreanaMessina spiega il suo modo di intendere il club: “Non è una questione di controllo o di manie di potere da dittatore coreano ma sapere di non dover perdere energie nervose in certe situazioni e che una volta che si arriva a una posizione, è difesa da tutti. La speranza è di non utilizzare mai il diritto di veto perché con fiducia reciproca e condivisione del metodo di lavoro la macchina va avanti e ti limiti a mettere un occhio non ossessivo. Dopo cinque anni da assistente mi sarebbe piaciuto tornare ad allenare e non nego che la possibilità di provare a fare le cose con persone con cui credo di poter lavorare bene, portando le cose avanti con quelli che per me sono i criteri giusti, è la cosa più importante”. Messina nel corso della conferenza stampa
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