Tifanny
Di Redazione
Il suo nome era tra i favoriti per il Mondiale femminile 2018 e il suo Brasile è una delle squadre favorite per l’oro. Ma Tifanny Abreu Pereira, prima transgender a giocare fra le donne della Superlega brasiliana dopo un anno in A2 in Italia, non sarà in Giappone per il torneo iridato.
Come riportato da Il Venerdì di Repubblica, il prossimo 7 ottobre, Tifanny si giocherà un posto da deputata nel Congresso brasiliano,nel combattutissimo collegio dello Stato di Sào Paulo, con il Movimento Democratico del Brasile, il partito dell’attuale presidente Michel Temer. Una scelta che ha sorpreso molti, non solo per la decisione di correre con il Mdb, formazione a trazione conservatrice, che solo negli ultimi anni si è mostrata disponibile a timide aperture sui diritti civili.
Infatti, dopo il suo straordinario esordio in Superliga, con la maglia del Sesi Vòlei Bauru, i più si aspettavano la chiamata in nazionale. Ma Tifanny ha deciso di far saltare il banco.
«Il Brasile» ha spiegato nell’annunciare la candidatura «ha bisogno di qualcuno che promuova l’inclusione sociale, persone che possano combattere per lo sport e le donne trans. Voglio entrare in politica per aiutare le persone bisognose. Io rispetterò tutti e spero che tutti rispettino me».
Dovesse essere eletta, ha detto, lascerà con dispiacere ma senza rammarico la sua squadra, che già si guarda intorno alla ricerca di una sostituta all’altezza e pare stia corteggiando l’italiana Valentina Diouf. Il suo, ha assicurato però Tifanny, non è un addio alla pallavolo,ma un arrivederci.
«Smetterò di giocare solo quando il mio corpo smetterà di rispondere» ha detto a uno dei più famosi blogger sportivi brasiliani, Bruno Voloch. «Amo questo sport. La pallavolo è sempre stata e sempre sarà la mia priorità. Ma credo di poter anche fare qualcosa per migliorare il futuro delle persone e la politica è uno strumento per farlo. Volente o nolente, sono diventata un personaggio pubblico e ho delle responsabilità».
LA SUA STORIA
A 33 anni, Tifanny Abreu è una persona consapevole della strada che ha percorso. Nata in una cittadina di meno di 50 mila abitanti nello Stato amazzonico di Para, nella sua prima vita era un ragazzino che si sentiva fuori posto. Si chiamava Rodrigo ma si sentiva una donna. Ha tentato di nasconderlo, poi di conviverci, adattandosi a un corpo che non corrispondeva alla sua essenza, ma sotto rete funzionava come una macchina da guerra. Grazie alla pallavolo ha scoperto il successo, è arrivata in Europa, ha giocato in Francia, Spagna, Olanda, Belgio. Ma nel campionato maschile si è sempre sentita un’estranea.
Tifanny ha sempre pensato a se stessa come a una donna e in Europa ha deciso di diventarlo. Ci sono voluti mesi di terapia ormonale, portata avanti testardamente nonostante pregiudicasse le sue prestazioni in campo, poi diversi interventi. Ma quando Rodrigo ha lasciato definitivamente il posto a Tifanny, per lei è iniziata una nuova battaglia. Da donna ha preteso di giocare nel campionato femminile.
Ad aprirle la strada è stato il Comitato olimpico, che nel gennaio 2016 ha stabilitole regole per la partecipazione degli atleti transgender alle competizioni. Detta legge il livello di testosterone nel sangue. Per chi decide di diventare donna deve essere inferiore ai 10 nanomoli per litro (nmol/1). Analisi alla mano – i suoi valori non superano da tempo i 2 nmol/I -Tifanny ha convinto prima la Fibv, poi quando è arrivato il primo ingaggio, quella italiana. E il 19 febbraio 2017 Tifanny ha potuto esordire nel campionato femminile di A2. Alla sua nuova squadra, la Golem di Palmi, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria, l’opposto brasiliana si presentò con una vittoria in tre set e 28 punti partita. Una media mantenuta anche nei match successivi e che scatenò le polemiche.
«In un certo senso eravamo preparati, ma è stata una battaglia inedita. Da allenatore non avevo mai riflettuto sulla questione» dice oggi il suo tecnico dell’epoca, Pasqualino Giangrossi, «ma se il regolamento lo consente, non c’è motivo per escludere qualcuno solo per questioni di sesso, razza o religione. Tifanny è una donna e deve giocare con le donne». Molti però non sono stati del suo stesso parere. C ‘è stato chi ha minacciato ricorsi, chi ha ventilato addirittura l’ipotesi di una class action per recuperare i punti persi.
«Cosa succede se andiamo in Brasile, ingaggiamo tre trans e le portiamo a giocare nel campionato di A2 femminile?» dichiarò all’epoca Emanuele Catania, dg della bresciana Millenium, facendo inorridire più di uno.
«L’importante non è che siano trans, ma che sappiano giocare» gli rispose da Palmi Tifanny. Attorno a lei, squadra, società e tifoseria fecero quadrato e persino il presidente della Lega, Mauro Fabris, si sentì in dovere di scusarsi per l’ondata di odio che la travolse, facendole recapitare un mazzo di fiori. Con il passare dei mesi, le polemiche si attenuarono, la Golem mancò per un punto i play off e a fine stagione Tifanny decise di tornare in Brasile. È lì che è stata notata e ingaggiata dai tecnici della Sesi Vòlei Bauru. A dicembre 2017 Tifanny è stata la prima trans a esordire nella SuperLiga femminile, l’Olimpo della pallavolo brasiliana. Con 39 punti in una partita ha migliorato il precedente record nazionale, fissato a 37 da Tandara Caixeta nel 2013. A fine campionato si è laureata miglior realizzatrice, con una media di 23,3 punti per match, quasi due in più della seconda in classifica. Risultati che hanno fatto infuriare molti.
L’hanno accusata di essere troppo forte, troppo alta e persino di essersi allenata per troppo tempo con gli uomini, dunque di essere avvantaggiata perché abituata a saltare una rete più alta. Contro di lei si è schierata persino una delle leggende del volley brasiliano, Ana Paula Henkel, seguita a ruota da campionesse olimpiche come Sheilla de Castro e Fabiana Claudino. L’allenatore del Brasilia, Sergio Negrào, ha proposto addirittura di istituire un campionato alternativo riservato alle transessuali. La polemica ha infuriato per mesi, invelenita dalle indiscrezioni su una possibile convocazione di Tifanny in nazionale. A mettere tutti a tacere è stata la Federazione internazionale, che a Losanna ha ratificato quanto stabilito dal Cio sulla partecipazione dei transgender alle competizioni sportive. Una decisione che sembrava aver aperto a Tifanny le porte del mondiale di pallavolo. Ma lei ha deciso di giocare un altro torneo e adesso da una selva di cartelloni sparpagliati per lo stato di Sao Paulo si propone come deputata, chiedendo semplicemente:
«Perché no?».
(Fonte: Il Venerdì di Repubblica)