Di Roberto Zucca
La parola Mondiale lo rimanda automaticamente al pensiero del 1994 (“ero molto giovane e non me lo sono goduto come avrei voluto”) e del 1998, quando chiuse l’ultima palla e conquistò insieme all’Italia l’ultima medaglia d’oro dell’albo mondiale. Samuele Papi rappresenta una pietra miliare del nostro sport così come la memoria storica della competizione:
“Il Mondiale del 1998 mi emoziona ancora. Sono passati vent’anni ma quella palla chiusa da me che ci ha messo tra le mani il titolo di campioni del mondo è ancora vivida nella mia mente”.
Sono passati vent’anni esatti Papi. Come è cambiato il corso di questa manifestazione?
“Sicuramente è la pallavolo in sé ad essere cambiata. Giocavamo una palla tattica, figlia di schemi e degna del migliore spettacolo. Oggi si gioca una pallavolo veloce, rafforzata dalla potenza. Oggi anche il servizio in salto float viaggia a non meno di 70km/h”.
Dopo vent’anni l’Italia si presenta tra le favoritissime?
“Sicuramente è tra le prime quattro. In più è anche organizzatrice e l’affetto e il calore che ti trasmette il pubblico di casa è in grado di galvanizzare qualsiasi giocatore”.
Quali sono le armi in più dell’Italia?
“Zaytsev e Juantorena. Due giocatori che sanno fare la differenza e che in condizioni ottime possono garantire all’Italia un rendimento che le permetterebbe di scontrarsi con qualsiasi compagine”.
Da quali formazioni si dovrà guardare?
“Sicuramente dagli Stati Uniti che portano un’ottima squadra. Ho sentito che il Brasile non giocherà con Lucarelli e questo è un grande punto a suo sfavore, mentre la Russia arriverà molto carica dopo la conquista della VNL dove ha fatto molto bene. E infine la Francia che riserva sempre ottime sorprese”.
Papi guarderà i Mondiali?
“Certamente! In aggiunta dovrei prendere parte a qualche evento promozionale con i partner della nazionale. È difficile tenermi lontano dal movimento”.
Qualche mese fa ha dichiarato che il suo futuro sarà quello di allenatore.
“Devo acquisire il terzo grado ed entro l’anno dovrei completare la formazione. Poi sì, è una delle opzioni che valuto con piacere”
Che squadra le piacerebbe allenare di questo Mondiale?
“Mi sembra banale ma allenerei ovviamente la squadra del mio paese. Ha una serie di giocatori molto interessanti e Blengini ha costruito un’ottima corazzata!”
Quelli stessi giocatori spesso dichiarano che lei è stato un modello. Che effetto le fa?
“Mi fa un enorme piacere. Spero di essere stato in primis un buon compagno di squadra più che un modello da seguire. Alla fine ho cercato sempre di fare il mio lavoro con grande impegno e spirito di sacrificio. Ed evidentemente, se questo è il pensiero, qualcosa di buono devo averla lasciata di sicuro”